Anche Murdoch pro-Brexit: Cameron nei guai e il “Leave” vola nei sondaggi
Altri tempi quelli dell’idillio fra lo Squalo e David Cameron: non c’era sospiro di Downing Street che non trovasse rimbalzo sui giornali di Rupert Murdoch. Preistoria. La rottura fra il magnate australiano e il leader conservatore si è consumata con la prima pagina del Sun di ieri. Una sberla in faccia all’Europa, una sberla in faccia al primo ministro. Un titolo che assemblea due verbi (believe-credere, leave-lasciare) in un gioco di parole («BeLeave in Britain») con in sottofondo la bandiera, la Union Jack, riporta “Il Corriere della Sera“.
La sostanza è: andiamo per la nostra strada. Murdoch pro Brexit
L’editoriale aggressivo: «Dobbiamo liberarci della dittatoriale Bruxelles sempre più avida, sprecona, tirannica, incompetente». Il Sun non è un giornaletto qualsiasi. Non vende più come una volta e ha perso la leadership domenicale a favore del Mail. Ma è pur sempre un tabloid-corazzata da quasi due milioni di copie al giorno. E che, dunque, un peso almeno teorico nel condizionare il voto del 23 giugno lo ha. Non che l’uscita in pompa magna di ieri sia stata un fulmine a ciel sereno. Da settimane il Sun ha sposato l’euroscetticismo con i toni che gli sono congeniali. Però un certo effetto lo ha prodotto. Il quotidiano si è adeguato nella forma e nella sostanza alla linea che il suo padrone ha dettato. Rupert Murdoch qualche mese addietro se ne era uscito con nette dichiarazioni antieuropee. E con una frase, nel suo stile ruvido: «Perché sono contro l’Europa? È semplice. Quando vado a Downing Street fanno ciò che dico. Quando vado a Bruxelles prendono solo nota».
La palla passa agli indecisi. Soprattutto passa ai laburisti
I sondaggi (via Internet, è bene sottolinearlo) continuano a consegnare pessime notizie al fronte «Remain» (dai sei ai dieci punti sotto): è vero che gli umori rilevati telefonicamente (più credibili) dicono il contrario ma la media ponderata sposta gli equilibri (47 a 45) a favore di chi rivendica lo strappo, i «brexiteers». Una mano magari la darà la decisione della Corte di Giustizia europea che ha benedetto le restrizioni al welfare per i cittadini della UE senza diritto di soggiorno nel Regno Unito. Comunque i numeri dei sondaggi restano negativi. Posto che siano credibili, la palla passa agli indecisi. Soprattutto passa ai laburisti. Il peso della campagna referendaria per il si all’Europa se lo è caricato David Cameron. Negli ultimi due giorni, sul filo di lana, sono scesi in campo i grossi calibri del Labour. Jeremy Corbyn, il leader laburista, è rimasto in silenzio per diverso tempo, il che ha accentuato il disorientamento nella base. Corbyn ha rotto gli indugi toccando un tasto sensibile per il suo elettorato, la sanità pubblica, e ringraziando il contributo che i lavoratori stranieri vi danno, ha invitato a esprimersi per il sì all’Europa.
Leave Great Britain great if Great Britain remains in the EURO it will be the end of its freedom and history…Brussels wants Great Britain only for the wealth and the astute politicians. I deeply like Great Britain the way it is..FREE, FREE , FREE