Metà Europa vuole la testa di Juncker. La replica: «Brexit non l’ho voluta io»
Crolla la sterlina inglese, si agitano le Borse di mezzo mondo ma Jean Claude Juncker, presidente della Commissione Europea, resta saldo sulla tolda di comando. La Brexit non sembra sfiorarlo. E – a chi lo sollecita a dimettersi dopo l’uscita della Gran Bretagna dalla Ue, fa rispondere dalla sua portavoce, Margaritis Schinas, che sull’argomento «ho già avuto giovedì scorso e la risposta è stata una parola di due lettere, di cui la prima è la ‘N’». Del resto, ha argomentato la Schinas, «il referendum non è stato chiesto dalla Commissione, chi ne deve trarre le conseguenze è chi ha chiesto il referendum».
I ministri del V4 ne hanno chiesto le dimissioni
Ma la risposta piccata della portavoce della Commissione non mette a tacere le polemiche. Che Juncker «non è più l’uomo al posto giusto» lo ha detto non un populista qualsiasi bensì il ministro degli Esteri della repubblica Ceca Lubomir Zaoralek a margine dell’incontro dei capi della diplomazia dei paesi V4 (Cechia, Slovacchia, Ungheria, Polonia). Ma l’attacco più violento nei confronti del “capo del governo” di Bruxelles arriva dal Frankfurter Allgemeine Zeitung, autorevole giornale tedesco, che in un commento pubblicato nelle pagine economiche scrive che «è giunto il tempo che il presidente della Commissione Ue si dimetta». Un colpo diretto che, forse più dell’altalena delle Borse, rende bene l’idea di quanto la Brexit abbia slatentizzato tensioni a lungo covate. Del resto, l’incipit dell’articolo del Faz non lascia spazio ad interpretazioni: «Con tutto il rispetto, Juncker non ha capito nulla».
E il “Frankfurter” accusa: «Juncker non è il presidente di tutti»
Il giornale tedesco mette sotto accusa la reazione di Juncker all’esito del referendum inglese: «Juncker – vi si legge, infatti – risponde alla Brexit con l’invito al completamento ed all’approfondimento dell’Unione monetaria. Egli ignora che proprio l’unione monetaria, che lui ed altri hanno iniziato 25 anni fa, è stata negli ultimi anni il tema che più ha spaccato l’Unione dal punto di vista politico». Ma l’inadeguatezza politica non è l’unico “capo d’imputazione” formulatIo dal Faz a carico di Juncker: «Il suo sentimento anti-britannico – scrive ancora il Frakfurter – gli fa anche dimenticare che l’ultima lezione che arriva dal referendum sulla Brexit è che nel Regno Unito non si vuole “più Europa“‘, e che il sentimento è comune anche in altre parti dell’Unione». E non è tutto: Juncker è anche accusato «di non comportarsi come il presidente della Commissione di tutti gli europei». Il suo volere “più Europa” – si legge ancora nell’editoriale – «dà una botta in testa assolutamente non necessaria ai Paesi dell’Ue orientale che non fanno parte della Eurozona, Paesi che oggi hanno davvero altri problemi rispetto all’introduzione dell’Euro». Quindi la conclusione, scontata, alla luce di tanta premessa: «È giunto il tempo che questo Capo della Commissione se ne vada».