Il Killer di Parigi monitorato dagli 007. E adesso Valls promette espulsioni
Col passare delle ore l’identikit del killer di Parigi non si limita più all’ennsimo nome e al volto anonimo di un terrorista dell’Isis pronto a tagliare la gola dell’inocente di turno immolato sull’altare che gronda sangue della “guerra santa” contro il famigerato nemico occidentale. Chiunque esso sia. No: con il passare delle ore il profilo che va delineandosi di Larossi Abbella, è quello dell’assassino spietatato prnto a colpire quando meno te lo aspetti e – come spesso accade purtroppo in questi casi – mimetizzato nella folla in cui si è mescolato, ospite accolto per dovere di accordi europei e cittadino mai integrato nella terra che gli ha generosamente aperto le porte.
Killer di Parigi, un terrorista mimetizzato nella “normalità”
E allora, oggi indigna ma non stupisce più di tanto, il fatto che il sanguinario Abbella, nonostante i guai giudiziari e il dato che fosse schedato come pericoloso jihadista radicalizzato, aveva aperto lo scorso gennaio un fast food per la consegna di pasti a domicilio anche in orario notturno. Il locale, chiamato Dr Food, non a caso è alle Mureaux, nella banlieue parigina poco lontano da dove avrebbe fatto scempio della vita dei due coniugi poliziotti: uccidendo con una raffica di colellate lui; sgozzando come in un macabro rituale integralista, lei; incerto sulla sorte da destinare al piccolo figlio della coppia – unico superstite dell’agghiacciante attacco rivendicato dai terroristi dell’Isis – rispetto al quale, in un video postato dal killer su Facebook, l’assassino dice: «Non so ancora che farò di lui»…
Dopo la condanna era monitorato dall’antiterrorismo
Una sorta di imprenditore in erba, Abballa, che con una agghiacciante disinvoltura è passato dal bancone del suo fast food alla trincea del terrore. Un limite raggiunto e varcato nel tempo: processato insieme ad altre sette persone, il killer di lunedì notte che ha insaguinato le strade di una banlieue parigina, era stato condannato nel 2013 a 3 anni e sei mesi con la condizionale per «associazione per delinquere mirata alla preparazione di atti terroristici». L’organizzazione, infatti, favoriva il reclutamento in Francia, la formazione fisica e ideologica e l’invio in Pakistan di giovani volontari per la jihad. Intervistato da Le Figaro, il giudice antiterrorismo Marc Trevidic, che lo incriminò, ricorda Abballa come «uno come tanti, di quelli che finiscono in queste inchieste islamiche, imprevedibile, capace di fingere. Certo è che voleva fare la jihad, si era addestrato in Francia, non militarmente, ma fisicamente». Non solo: Larossi Abballa, dopo la condanna, non era uscito dal mirino dell’antiterrorismo, tanto che anche il suo telefono era controllato. Era finito coinvolto in un’inchiesta su una filiera jihadista siriana negli ultimi mesi ed era seguito dalla Sdat, la direzione antiterrorismo. Era schedato come “S”: il livello che indica gli individui radicalizzati a rischio terrorismo.
Le indagini: fermati due persone “vicine” ad Abbella
Intanto, sul fronte delle indagini si apprende che due individui sono stati fermati nell’ambito dell’inchiesta sull’uccisione della coppia di funzionari di polizia a Magnanville, nell’hinterland parigino, e che le due persone interecettate sarebbero «vicine» al killer neutralizzato nella notte durante l’assalto delle teste di cuoio nella casa dei due agenti uccisi, ma «non suoi famigliari». Non solo: nel computer del killer che ha ucciso nel nome dell’Isis, è stata ritrovata una lista di sei bersagli, tra cui due personalità pubbliche. A questo punto, dopo il brutale eccidio, il premier Valls annuncia il pugno duro: «Ci saranno delle espulsioni: certi individui non possono più restare sul territorio nazionale», ha il primo ministro francese Manuel Valls, aggiungendo che «la Francia viene attaccata per i suoi valori e la sua democrazia». Valori da tutelare sempre e comunque: anche per questo, gli ha fatto eco il responsabile dell’Interno, Bernard Cazeneuve, «lo Stato farà in modo che eventuali “complici” di Larossi Aballa non siano nelle condizioni di nuocere». Del resto, come ricordato dal titolare degli Interni d’oltralpe, «siamo costretti a confrontarci con una minaccia che durerà per tanto tempo»…
Killer di Parigi: Fedriga (Lega): «Siamo in guerra»
E del resto, anche in casa nostra, la consapevolezza e i timori sono gli stessi. «Siamo circondati e ci hanno dichiarato guerra. Non capirlo o far finta di non capirlo vuol dire essere complici», ha dichiarato commentando i fatti di Parigi il capogruppo della Lega Nord Massimiliano Fedriga, che poi ha concluso: «A Parigi, questa notte, abbiamo assistito all’ennesimo bagno di sangue ma qui – dice ancora Fedriga – in Italia, Renzi, Alfano e Boldrini fanno finta di non vedere e capire quanto sta accadendo ad un passo da noi. Una sinistra complice di questi assassini che continua a lasciare frontiere aperte, far entrare chiunque e aprire moschee su tutto il nostro territorio… Basta raccontare la favola dell’integrazione e prendere in giro gli italiani». Quando non accade di peggio.