Giallo fra Italia e Albania per un apparato di intercettazione

7 Giu 2016 18:37 - di Paolo Lami

Il direttore generale della polizia albanese Haki Cako è stato sospeso oggi dall’incarico su ordine di una Corte di giustizia di Tirana, mentre il direttore delle Unità operazionali Artion Duka ed un suo dipendente, Entiol Xhelilaj sono stati posti agli arresti domiciliari.
I provvedimenti sono stati emessi in seguito ad un’inchiesta, che sta mettendo in imbarazzo la polizia italiana e il Viminale, avviata dalla Procura su una speciale apparecchiatura per intercettazioni giunta in Albania grazie alla missione italiana Interforze e all’Ufficio di collegamento nella capitale albanese ai fini di addestramento degli agenti locali.
Secondo la Procura albanese, l’attrezzatura, un Imsi Catcher, sarebbe stata fatta entrare senza essere dichiarata alle autorità doganali e senza previa autorizzazione del Procuratore della Repubblica.
Cako viene accusato di “abuso d’ufficio“, mentre la situazione degli altri due ufficiali, in particolare di Xhelilaj, sembra essere più complicata.
I due vengono accusati, oltre che di “abuso d’ufficio“, anche di “intralcio alla giustizia“: secondo la Procura, Xhelilaj risulterebbe essere andato via dalla direzione delle Unità operazionali, a bordo dell’auto dove era stata istallata l’apparecchiatura proprio mentre gli inquirenti si recavano lì per il suo sequestro. Sulla vicenda l’ex capo della Polizia italiana Alessandro Pansa aveva inviato una lettera al Procuratore Capo dell’Albania nella quale sottolineava che “l’assetto addestrativo dell’ apparecchiatura risultava configurato in modalità tale da non essere in grado di svolgere alcun attività di intercettazione, ne’ di traffico locale, ne’ di messaggi di testo. Tale configurazione non e’ modificabile dall’operatore, e non consente neppure l’intercettazione di traffico dati”. Ma secondo la procura albanese l’Imsi Catcher permetterebbe di “intercettare” il traffico cellulare monitorando i movimenti degli utenti, identificando l’Imei. Gli inquirenti albanesi sospettano che l’apparecchiatura possa essere stata utilizzata in modo illecito. Pansa nella sua lettera spiegava anche: “l’assetto addestrativo e’ sempre rimasto nella disponibilita’ degli operatori italiani e custodito, quando non impiegato per l’attivita’ addestrativa e di formazione, presso l’Ufficio di collegamento italiano in Albania ubicato all’interno dell’Ambasciata d’Italia a Tirana”. Ma dall’inchiesta risulterebbe che “l’apparecchiatura e’ rimasta quasi tutto il tempo negli ambienti della polizia albanese” ed “almeno due volte l’auto in cui si trovava e’ stata guidata dall’agente albanese Xhelilaj”.

Commenti

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *