Vilipendio a Napolitano, l’«imputato» Storace rinuncia alla prescrizione

25 Mag 2016 17:19 - di Francesca De Ambra

Sceglie la forma diretta e immediata del video Francesco Storace per annunciare il suo rifiuto della prescrizione nel giudizio che lo vede imputato per vilipendio del Capo dello Stato, un “reato” del quale il leader de La Destra, che in primo grado è stato condannato, si sarebbe macchiato quando al Quirinale sedeva Giorgio Napolitano. «Mercoledì 1 giugno – annuncia Storace – sarò ancora a processo, in appello, perché, come pochi sanno, dato che l’informazione non informa, io ho rinunciato alla prescrizione perché voglio guardare in faccia i miei giudici e voglio capire se in Italia si può ancora rischiare la galera per dire al presidente della Repubblica che sta governando male la sua Istituzione, la sta gestendo con faziosità. Tutti – ha aggiunto – lo sanno: Napolitano è stato fazioso. Io l’ho detto e loro vorrebbero la galera».

L’annuncio in un video su Facebook

Storace aveva annunciato il video in un articolo su Il Giornale d’Italia, testata di cui è direttore, partendo dall’invito da lui ricevuto a presenziare alla tradizionale cerimonia per la nascita della Repubblica che si tiene ogni anno al Quirinale. Invito che Storace ha decisamente declinato: «Dovrei dire al capo dello Stato di adesso – ha esordito l’ex-governatore del Lazio -, lo stesso al quale ho invano chiesto mesi addietro un colloquio, che gli sono grato per l’onore dell’invito al ricevimento al Colle per la Festa della Repubblica. Ci sarà tutta la Casta, io no». Ma a trattenere Storace dal partecipare alla cerimonia è la paradossale vicenda giudiziaria che lo vede protagonista: «È offensivo chiamarmi a Palazzo a festeggiare – spiega – mentre nelle stesse ore un collegio di giudici della Corte d’Appello di Roma si pronuncerà per la sentenza di secondo grado sull’anacronistico reato di vilipendio al presidente della Repubblica. E se a quell’ora, alle 19, – prosegue Storace – arriva la sentenza? Se mi assolvono? Se mi condannano? Dovrei ridervi in faccia o gridarvi la mia maledizione?».

Storace: «Pago per un reato assurdo, da abrogare»

L’amarezza di Storace nasce dal mancato incontro con il presidente Mattarella. «Gli avrei spiegato volentieri le mie ragioni», cioè quelle di un parlamentare costretto a sottostare «al verdetto di un giudice» per aver espresso giudizi sulla faziosità di Napolitano. «Invece – è la sua constatazione – Mattarella non riceve». In definitiva, Storace lamenta soprattutto  l’inerzia «di chi non ha mosso un dito per cancellare un reato che non ha senso, a partire da quella presidente della Camera Boldrini che ha perso nei meandri di Montecitorio la riforma approvata dal Senato su iniziativa di Gasparri giusto un anno fa».

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