Ventimiglia, il parroco apre la chiesa ai migranti sgomberati dalla polizia

30 Mag 2016 11:42 - di Augusta Cesari

Mentre Polizia, carabinieri e Guardia di finanza stanno mettendo su un bus alcune decine di migranti che da giorni erano accampati a Ventimiglia, dopo averli perquisiti, operando in rispetto dell’ordinanza di sgombero emessa dal sindaco Enrico Ioculano per motivi di igiene e sicurezza, ecco che il parroco della città decide di aprire le porte della sua chiesa ai migranti appena fatti sfollare. «Ho avuto apertura dal vescovo e io ho spalancato le porte della mia parrocchia ai migranti. Resteranno qui fino a quando non sarà trovata una soluzione a questo problema. Resteranno qui fino a quando è necessario», ha detto  padre Francesco Marcoaldi, frate della congregazione Figli di Maria Immacolata, spiegando la scelta di accogliere una settantina di migranti che erano accampati a Ventimiglia. Il gesto del religioso ha evitato a questo gruppo di essere sgomberato, così come aveva stabilito l’ordinanza comunale.

Ventimiglia: i migranti dovevano essere identificati

I migranti sgomberati a Ventimiglia devono essere portati in questura a Imperia per l’identificazione. Completate le operazioni i profughi devono essere accompagnati a Genova dove saranno imbarcati su un aereo e trasferiti in vari centri di accoglienza nel sud Italia. E ora che i mgranti si trovano asserragliati nella chiesa di Ventimiglia? Risponde il parroco: «Ho detto loro che se dovesse arrivare la polizia non devono fare resistenza e mi hanno garantito che non accadrà». Ma al momento, secondo quanto si apprende da ambienti investigati, le forze dell’ordine non si presenteranno alla parrocchia. Ieri un gruppo di migranti   si era avvicinato alla parrocchia. La loro presenza è stata notata da alcuni cittadini che hanno protestato, poi sono arrivate le auto di polizia e carabinieri e loro si sono allontanati. «Quando in serata sono tornato e dopo aver parlato con il vescovo, ho aperto il salone della parrocchia. Resteranno qui fino a quando sarà necessario. Ai pasti ci pensa la Caritas».

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