La prima donna presidente a Taiwan: e la Cina comunista minaccia la guerra

20 Mag 2016 14:56 - di Giovanni Trotta

Il governo di Taiwan è da oggi in mano alla prima presidente donna della sua storia: Tsai Ing-wen, insediata con molte sfide dinanzi a sè, dai difficili rapporti con Pechino al rilancio dell’economia dell’isola. Tsai ha prestato giuramento nel palazzo presidenziale di Taipei davanti alla bandiera nazionale e al ritratto di Sun Yat-sen, fondatore nel 1949 della Cina repubblicana, dopo la presa del potere da parte dei comunisti sul continente. La Cina comunista invece considera Taiwan un proprio territorio ed ha accolto l’elezione di Tsai intensificando la pressione sull’isola con esercitazioni militari, mosse diplomatiche e deportazioni. Sul piano interno, la nuova presiente dove afforntare un’economia caratterizzata da recessione ed esportazioni in calo. La nuova presidente di Taiwan Tsai Ing-wen, nel suo discorso di insediamento, ha omesso di menzionare la “one-China policy”, una mossa che potrebbe irritare Pechino, che considera l’isola proprio territorio e la riunificazione una condizione essenziale per serene relazioni. Tsai, nel suo discorso, ha affermato di rispettare «le intese e lo scambio di informazioni» raggiunti tra le parti nel 1992. Tuttavia la presidente non ha fatto alcun esplicito riferimento al concetto che Taiwan sia una parte della Cina. Ha poi affermato di voler proseguire ogni contatto in essere, e che farà in modo di mantenere la pace e la stabilità tra le due parti. Pechino ha minacciato di invadere l’isola in caso di una secessione formale da parte di Taiwan, di fatto divisa dalla Cina dal 1949, ma comunque protetta militarmente dagli STati Uniti in caso di aggressione esterna.

La Cina insiste: non all’indipendenza dell’isola

La Cina comunista da parte sua  assicura «determinazione assoluta» per bloccare qualsiasi forma di indipendenza da parte di Taiwan: Pechino reagisce a stretto giro al discorso tenuto all’insediamento dalla neo presidente Tsai Ing-wen, puntando il dito contro l’omissione della politica “una Cina” e l’ambiguità sulle relazioni bilaterali. «L’indipendenza resta la principale minaccia alla pace nelle relazioni», ha affermato in una nota l’Autorità di Pechino che ha in carico i rapporti con Taiwan, nel resoconto dell’agenzia Nuova Cina. La Cina è quanto mai determinata e ha una più capacità ancora più grande nel mantenere la sovranità e l’integrità territoriale: l’indipendenza di Taiwan resta la più grande minaccia alla pace nei rapporti tra lo stretto e al pacifico sviluppo delle relazioni, mette in guardia l’Autorità. Nel caso in cui dovesse essere tentata, «non ci sarebbero pace e stabilità: impediremo con decisione – è il monito, più simile a una minaccia – qualsiasi azione separatista o tentativo di qualsiasi forma di indipendenza di Taiwan». Il discorso di insediamento della neo presidente Tsai è valutato come «uno schema di risposta incompleta»: questo perché è «ambigua sul fondamentale punto della natura delle relazioni, un tema che di estrema preoccupazione per le popolazioni che vivono su entrambi i lati dello stretto di Taiwan». Non c’è stato «esplicito riconoscimento del Consensus del 1992 (“una Cina”) e delle sue implicazioni, e nessuna proposta sui modi concreti per assicurare un pacifico e stabile sviluppo dei rapporti attraverso lo stretto».

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