Popolare di Vicenza, no a quotazione. Borsa italiana nega l’ammissione
Popolare di Vicenza: la Borsa dice no e Milano amplia le perdite. Con il Ftse Mib che tocca un calo -1,28%, dopo che appunto la Popolare di Vicenza non è stata ammessa alla quotazione a Piazza Affari. Sospese a seguire Mps, Unicredit e Bpm. Mentre peggiorano in genere le banche, con Banco Popolare che perde il 7% oltre il 6%. Borsa italiana non approva così la quotazione in Borsa della Popolare di Vicenza. Lo si legge in una nota, in cui si precisa che “non sussistono i presupposti per garantire il regolare funzionamento del mercato”. La decisione di Borsa Italiana è stata assunta in seguito all’esame dei risultati dell’offerta. In particolare, la Popolare di Vicenza avrebbe avuto un unico soggetto, Atlante, in possesso del 91,72% del capitale sociale; 10 investitori istituzionali col 5,07%, di cui il 4,97% verrebbe detenuto da un unico investitore, Mediobanca, indicato come non computabile ai fini del flottante e il residuo 0,1% dai restanti 9 investitori. Il pubblico indistinto avrebbe detenuto lo 0,36% e gli azionisti preesistenti verrebbero a detenere il 2,86% del capitale sociale post offerta globale. Per effetto del ‘no’ di Borsa Italiana, l’offerta decade, Atlante si accollerà l’intero importo dell’operazione, ovvero 1,5 miliardi di euro, diventando azionista di controllo. Mentre agli attuali azionisti andrà circa lo 0,67% del capitale. La Popolare di Vicenza ”è in sicurezza e l’importante è questo”. Così l’a.d di Unicredit, Federico Ghizzoni che, alla domanda se sia meglio che l’istituto non vada in borsa replica: ”credo che sia abbastanza indifferente, l’importante è che la banca abbia capitale a sufficienza per poter lavorare tranquillamente e questo obiettivo è stato raggiunto”.