Un altro del Pd indagato: è Luperti, ex-assessore di Brindisi, figlio di un boss
Era considerato il braccio destro dell’ex-sindaco Pd Mimmo Consales, arrestato e poi scarcerato nell’ambito di un’inchiesta per corruzione. Consales lo aveva fortemente voluto come assessore all’Urbanistica nella sua giunta al Comune di Brindisi. Ieri al delfino di Consales, Pasquale Luperti, è arrivato un avviso di garanzia, assieme ad altre tre persone del Comune di Brindisi, per reati contro la pubblica amministrazione. Non c’è pace, dunque, nel Pd travolto dall’ennesima inchiesta giudiziaria che accende un faro sulla gestione degli appalti da parte di amministratori locali e tecnici.
In queste ore i militari della Guardia di finanza del Nucleo di polizia tributaria della città pugliese, muniti di un decreto di perquisizione e sequestro, stanno rivoltando come un calzino il Comune di Brindisi per trovare ed acquisire la documentazione relativa agli appalti incriminati.
Assieme al delfino di Consales sono indagati anche l’architetto Luigi Dell’Atti, l’architetto Fabio Lacinio, ex-dirigente del settore Ambiente e ora ai Lavori pubblici, e Teodoro Indini, altro funzionario comunale già indagato nel 2013 nell’ambito di un’inchiesta della Procura di Brindisi che ipotizzava l’associazione a delinquere per una presunta truffa sul fotovoltaico.
I reati formulati dal pm Daniela Chimienti della Procura di Brindisi sono turbata libertà del procedimento di scelta del contraente e falso ideologico. I finanzieri stanno acquisendo una notevole mole di documenti all’interno degli uffici comunali.
Luperti non è un nome qualsiasi a Brindisi e in Puglia. Per il Pd, che lo candidò sventolandolo come una bandiera contro la criminalità, è una specie di icona. Fratello di Salvatore Luperti e figlio di Antonio Luperti, considerato un pezzo grossissimo della Sacra Corona Unita – entrambi ammazzati da Vito Di Emidio, soprannominato “Bullone“, pluriomicida, oggi pentito e collaboratore di Giustizia – Pasquale Luperti fu candidato dal Pd nel 2012 alle amministrative facendo man bassa di voti. L’assessorato all’Urbanistica fu il premio che il Pd gli dette per quella campagna elettorale in cui il figlio del boss era riuscito a concentrare su se stesso il 10 per cento dei voti che i democratici erano riusciti a prendere a Brindisi. Un successone che gli creò diverse inimicizie. Entrò in rotta di collisione con diverse persone fra cui il potente Michele Emiliano che non lo amava e che si tolse qualche soddisfazione quando ammanettarono il dominus di Luperti, Mimmo Consales. Emiliano, a un certo punto, arrivò persino a pretendere la testa di Luperti e chiese al Pd e a Consales, in particolare, di toglierlo da assessore al Comune di Brindisi. «Io non sono un mafioso e se lo sono che lo dimostrasse la magistratura – andava dicendo Luperti – Emiliano ha distrutto una famiglia. Ho impiegato una vita tentando di scrollarmi da dosso un marchio che invece forse mi porterò chissà ancora per quanto». Gli scazzi fra Emiliano e Luperti salirono di tono finendo in Tribunale dopo la querela presentata dall’ex-delfino di Consales contro il presidente della Regione. Che in Antimafia lo aveva attaccato a testa bassa: «L’idea che il figlio di Antonio Luperti e nipote di Salvatore Luperti fosse stato candidato nelle liste del Pd e avesse poi assunto il ruolo di assessore all’Urbanistica, senza competenze specifiche in materia, mi aveva preoccupato fortemente».