Migranti, ora è Berlino a non fidarsi dei controlli ai confini. E nessuno protesta
A parole sono tutti per l’accoglienza e la solidarietà in favore di chi fugge dalla guerra e dalla fame. Nei fatti, però, ognuno si arrangia come può sperando che sia la nazione confinante a sobbarcarsi di profughi e migranti. “È l’Europa, bellezza”, avrebbe chiosato Humphrey Bogart facendo sobbalzare l’immancabile sigaretta all’angolo della bocca. Già, l’Europa. La stessa che il 9 maggio ha festeggiato una non meglio conosciuta festa a suon di sigle, spot tv e oligarchie. Ci fosse stato un cittadino, uno solo, a ricordarsene. E come potrebbe? Anzi, perché dovrebbe, visto che ai suoi occhi l’Europa è quell’entità spendacciona immortalata dalle photopportunity a coronamento di vertici tanto pletorici quanto inconcludenti. E forse è pure meglio che spesso si concluda poco dalle parti di Bruxelles, dal momento che quando qualcosa dalle fumose trattative viene fuori, non è mai un buon affare per chi vive al di sotto delle Alpi, dei Pirenei o nel Mediterraneo. Strana Europa, questa, che lascia nelle pesti degli sbarchi di migranti l’Italia con i suoi 8mila chilometri di costa, difficili da recintare con muri e filo spinato, e poi gioca a “ruba confine” dalle parti del Brennero. Anche in questo caso, distinguendo e almanaccando. Cosicché, se è l’Austria a voler controllare le frontiere perché reputa troppo troppo larghe le maglie made in Italy in materia di migranti, s’alza e infuria la protesta. Quando la stessa cosa fa la Germania – è di queste ore l’annuncio in tal senso del ministro dell’Interno tedesco Thomas De Maiziere – ai danni dell’Austria, nessuno trova il coraggio di fiatare. Che dire: forse aveva ragione Luciano De Crescenzo a dire che, in fondo, «ognuno di noi è meridionale di qualcuno». Ma, probabilmente, più di lui aveva visto lungo il George Orwell della Fattoria degli animali in cui, appunto, vivevano, «animali più uguali degli altri». Ecco, a noi, nella “fattoria Europa” sono capitati i tedeschi. Allegria!