L’indiscrezione: a Mattarella non piace l’Italicum. E dopo il 5 giugno…

29 Mag 2016 11:11 - di Mariano Folgori

Al presidente Mattarella non piacerebbe l’Italicum così com’è. Dopo il 5 giugno qualcosa potrebbe mettersi in movimento per disattivare uno dei maggiori fattori di instabilità politica per la maggioranza e per lo stesso Pd. In ogni caso sull’Italicum penderebbe  in prospettiva futura, anche un eventuale parere negativo da parte della Corte Costituzionale. E’ questa l’indiscrezione raccolta dal quotidiano on line Affaritaliani e pubblicata sul sito. “Ebbene sì; a quanto apprende Affaritaliani il capo dello Stato guarderebbe benevolmente ad un’apertura del governo sull’Italicum ma solo dopo il voto di giugno! Quindi, fate i bravi e poi vedremo. Sarebbe questo il messaggio recapitato a Bersani &  company. Insomma, dal Colle piovono rassicurazioni. O forse ci penserà la Consulta a togliere le castagne dal fuoco, consulta solitamente mai troppo distante dai desiderata del Quirinale?”

Staremo a vedere. Certo è che sia l’Italicum sia il referendum di ottobre stanno  logorando il partito di Renzi. La polemica, dentro i dem, cresce di giorno in giorno. E sono quotidiani i reciproci attacchi tra renziani e minoranza. Un colpo contro Bersani & c. è lo stesso Renzi a spararlo oggi in una intervista pubblicata da Avvenire. “Avevo chiesto una tregua nel Pd. Ogni giorno leader autorevoli cannoneggiano come neanche l’opposizione”.

E sulla minoranza Pd spara anche Dario Franceschini in una intervista a la Repubblica. Il ministro della cultura parla apertamente del tentativo di rovesciare Renzi attraverso il referendum. Destinatari del messaggo sono   Bersani, Cuperlo, Speranza, D’Alema. “Votare No al referendum è un vero atto contro il Paese”.  Lo sarebbe, a suo giudizizio usare “una riforma attesa da 30 anni per l’obiettivo finale di buttare giù Renzi”. “Penso – spiega Franceschini – ai fiumi di parole che abbiamo versato in riunioni e convegni per raggiungere il risultato contenuto nella legge costituzionale e nella legge elettorale. Penso ai professori, ai commentatori, ai mondi intellettuali della sinistra che hanno accompagnato quel dibattito. Dimenticare il passato solo per una ragione di lotta politica, è inaccettabile”. Non c’è pace, a Largo del Nazareno. E meno ancora ce ne sarà, presumibilmente, dopo il 5 giugno. Tutta questa turbolenza è osservata con preoccupazione dal Colle.

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