Usa, contro l’Isis pronti alla cyberwar: nel mirino il network del Califfato

25 Apr 2016 20:07 - di Ginevra Sorrentino
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Gli Stati Uniti allargano il raggio d’azione bellico e dichiarano aperte le ostilità della nuova modalità d’attacco: la cyberwar. Così, la nuova trincea diventa il cyberspazio: perché l’offensiva contro l’Isis si aggiorna all’era della guerra guerra globale e informatizzata e, dunque, deve essere combattuta anche alla tastiera di un computer. Di sicuro, dunque, si sferreranno attacchi anche su quel fronte. A dichiararlo gli Usa che annunciano anche il primo obiettivo sensibile nel mirino di Pentagono e Casa Bianca: il network di comunicazione del Califfato e tutti i suoi scaltri – e spietati – terroristi informatici al seguito. E dalle truppe sul campo alle missioni sul web, gli Usa aprono un nuovo fronte nella lotta all’Isis: la cyberwar, la cyberguerra, ossia l’hackeraggio dei network di comunicazione del Califfato, finora uno dei punti di forza dei terroristi. Non solo quindi missili, droni e maggiori forze per operazioni speciali, ma anche “cyberbombs”, come le ha chiamate il vice segretario alla difesa Usa, Robert O. Work. L’obiettivo della inedita campagna americana, rivela il Nyt, è minare la capacità dell’Isis di diffondere la sua propaganda, di attrarre e reclutare nuove leve, di far circolare gli ordini dei comandanti, di coordinare gli attacchi locali e all’estero, di eseguire le operazioni quotidiane come pagare i propri combattenti. Insomma, annientare il nemico anche a colpi di click.

Cyber unità schierate in trincea sul web

Finora il Cyber command, il braccio militare della National security agency (Nsa) creato sei anni fa, si era concentrato in gran parte su Russia, Cina, Iran e Corea del Nord, Paesi da dove proviene la maggior parte degli attacchi cibernetici agli Stati Uniti. Ma mai aveva condotto operazioni contro l’Isis. E’ stato Barack Obama, secondo quanto rivela il quotidiano, a chiedere al Pentagono lo scorso autunno perché l’arsenale di cyber armi sviluppato a suon di centinaia di milioni, se non di miliardi, non fosse stato usato contro il più temibile gruppo terroristico del mondo. Ora arriva la svolta, con una campagna condotta da un piccolo numero di national mission team, ossia nuove cyber unità create più o meno sul modello delle forze per le operazioni speciali. La nuova trincea sarà dietro un computer portatile. Gli sforzi sono cominciati con una serie di “infiltrazioni” nel network dei militanti per apprendere on line le abitudini dei comandanti. Uno dei piani è quello di infiltrarsi imitandoli o cercando di alterare i loro messaggi, per reindirizzare i combattenti verso aree più vulnerabili agli attacchi dal cielo o alle forze di terra locali. Ma anche per interrompere la loro catena di comando con blitz mirati. Uno dei nodi nevralgici da sciogliere è se e quando sferrare l’attacco perché, una volta fatto, l’Isis bloccherà l’uso del canale di comunicazione e probabilmente sarà più difficile individuarne, penetrarne o decriptarne uno nuovo.

Cyberspazio, nuova frontiera dello scontro coi terroristi

“E’ un equilibrio delicato”, ha ammesso infatti Susan Rice, consigliera per la sicurezza della Casa Bianca. “Dovremo tenere gli occhi aperti sull’attività sponsorizzata da Russia e Cina, ma questa è una nuova missione, nella quale dovremo bilanciare la raccolta di informazioni di valore e la loro interruzione”, ha aggiunto. Una sfida nuova contro un’organizzazione terroristica che, secondo la Rice, ha “utilizzato in modo straordinario il cyberspazio” per reclutare, comunicare attraverso applicazioni criptate e coordinare le sue operazioni dalla Siria all’Europa. Parallelamente la Casa Bianca, in collaborazione con i dirigenti della Silicon Valley, sta lavorando per ripulire i social media dai post dell’Isis e incoraggiare la contro narrativa, amplificando le testimonianze delle ex reclute sulla brutalità del Califfato e contestandone metodi e propaganda: a partire dal suo presunto rispetto dei veri principi dell’Islam. Cioè, dimostrandone l’inattendibilità politico-religiosa e smascherandone l’opera di sistematica strumentalizzazione informatica.

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