La Procura di Salerno chiede il rinvio a giudizio per il Pd Vincenzo De Luca

5 Apr 2016 13:35 - di Paolo Lami

Era il 12 dicembre 2009 quando Vincenzo De Luca, allora sindaco di Salerno, armato di bacchetta da maestrina anni ’30, presentò con sfarzo e orgoglio un po’ provinciale, nel Salone dei Marmi del Palazzo di Città, il plastico – 12 metri di lunghezza – del fronte del mare di Salerno da Piazza della Libertà fino a Piazza della Concordia.
Sulle note del Concerto di Aranjuez di Joaquin Rodrigo, con supponente gesto scenografico, fece alzare il sipario sullo plastico dell’area che si affaccia di fronte alla spiaggia di Santa Teresa. Oggi, a sei anni di distanza, la Procura di Salerno chiede il rinvio a giudizio per l’ex-sindaco, nel frattempo scopertosi renziano e candidato, per questo, da Renzi, come Presidente della Regione Campania. I magistrati contestano a De Luca, insieme ad altri 26 indagati, la variante urbanistica da 8 milioni di euro resasi necessaria per la realizzazione di quel progetto.
I pm della Procura salernitana, Antonio Cantarella e Guglielmo Valenti accusano l’esponente del Pd del reato di falso in atto pubblico, lo stesso reato ipotizzato per componenti della giunta comunale in carica nel 2010 mentre per tecnici, dirigenti comunali e imprenditori le ipotesi di reato sono a vario titolo di turbativa d’asta e peculato.
L’inchiesta che ha portato i magistrati inquirenti salernitani a chiedere il rinvio a giudizio per l’ex-sindaco Vincenzo De Luca ed altri ventisei persone prende il via dalla variante per la realizzazione di Piazza della Libertà che si rese necessaria per un imprevisto geologico, una “sorpresa” della falda acquifera, risultata più alta del previsto.
Secondo i magistrati della Procura di Salerno, infatti, gli stati di avanzamento e la variante si sarebbero resi necessari per riparare a un errore effettuato in fase di progettazione.
Secondo l’accusa, per quell’imprevisto geologico avrebbero pagato i contribuenti e non i veri responsabili.
Il progetto di Piazza della Libertà, firmato dall’archistar di origine ebraica Ricardo Bofill, prevedeva la realizzazione di una piazza monumentale sul cui pavimento giganteggia una palma stilizzata, una passeggiata a mare con negozi e attività per il tempo libero, parcheggi sotterranei ed il Crescent, una sorta di colonnato ad anfiteatro con negozi, uffici ed abitazioni, oltre all’Archivio dell’Architettura Contemporanea. Poco distante la Stazione Marittima di un’altra archistar, recentemente scomparsa, l’iraniana Zaha Hadid.
«E’ un’opera imponente e non solo per la sua qualità urbanistica ed economica – disse nel settembre del 2009 De Luca durante la cerimonia d’inizio lavori – da sola vale una vita intera», azzardò forse pensando più a sé stesso che alla città. E si spinse a preconizzare che avrebbe cambiato «il destino di Salerno per i prossimi anni», senza immaginare che, certamente, avrebbe cambiato il suo.
«In tempi in cui la politica è fatta soprattutto di parole, noi – tuonò facendo il verso al Renzi di oggi – rispondiamo con le opere, il lavoro, i progetti per lo sviluppo e la trasformazione urbana». Senonché, sostengono i pm, non andò proprio così. E gli errori dell’archistar vennero scaricati sui poveri contribuenti. Come se non bastasse sulla homepage del sito internet di Bofill che ha firmato l’opera per la quale i pm parlano di errori di progettazione, compaiono tutti i Crescent sparpagliati per il mondo ma, incredibilmente, manca proprio quello di Salerno. L’ultimo schiaffo alle manie di grandezza dell’esponente renziano impantanto ora nei guai giudiziari fino al collo.

 

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