Pizzo ai miticoltori e frutti di mare a rischio diossina: 13 arresti a Taranto

27 Apr 2016 10:05 - di Giulia Melodia

Immissione sul mercato di mitili non controllati e pericolosi per la salute a cui si aggiungeva la richiesta di pizzo imposta ai miticoltori: in manette a Taranto 13 persone arrestate in un’operazione congiunta dei carabinieri e della guardia costiera della città per estorsione e ricettazione di prodotti ittici non controllati e illegalmente – e pericolosamente – distribuiti nella rete commerciale.

Le indagini e i sequestri di mitili non controllati

Nel capoluogo ionico vige il divieto di prelievo e movimentazione del primo seno del mar Piccolo per la presenza oltre la soglia consentita di diossine e Pcb, mentre è sicuro il prodotto allevato nel secondo seno del mar Piccolo e in mar Grande. Nel corso delle indagini, durate alcuni mesi, sono stati diversi i sequestri di mitili non controllati. L’altro filone dell’indagine – strettamente correlato all’inchiesta sull’immissione nel mercato di prodotti dannosi per la salute – riguarda, come anticipato, l’imposizione di un pizzo ai mitilicoltori della città vecchia. L’indagini, che oggi con gli arresti hanno registrato la svolta investigativa, hanno dunque confermato i sospetti, tradotti in queste ore nell’ondata di arresti con cui gli indagati sono a chiamati a rispondere di associazione per delinquere dedita alle estorsioni nei confronti di allevatori di cozze nel Mar Piccolo e nel Mar Grande.

Il “pizzo” e l’immissione sul mercato di prodotti pericolosi

Doppio filone delle indagini, dunque, avviate nel 2014 dai carabinieri del Nucleo investigativo del Reparto operativo e dalla Capitaneria di porto di Taranto, e coordinate dalla Procura, che hanno permesso di denunciare complessivamente 23 persone e di delineare un collaudato meccanismo di imposizione di “guardiania fittizia” sulle coltivazioni di mitili, i cui operatori, che non soggiacevano al gruppo criminale, subivano danneggiamenti e furti. Il prodotto, secondo quanto riferito dagli investigatori, veniva poi immesso sul mercato grazie a commercianti compiacenti, che evitavano gli obbligatori controlli igienico-sanitari, vendendo anche i “datteri di mare”, molluschi di cui è vietata la pesca per il rilevante danno all’ambiente marino che ne viene procurato. L’attività investigativa – particolarmente impegnativa e strutturata su un significativo dispiego di mezzi e di energie – è stata supportata anche da riprese eseguite con potenti teleobiettivi e da registrazioni audio captate con microfoni collocati anche a bordo di imbarcazioni. Oggi, l’atto conclusivo che apre al filone processuale che seguirà.

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