Incredibile Anpi: censura per il nonno fascista del ministro Franceschini
Non si placa la polemica a Ferrara sull’iniziativa liberticida dell’Anpi, dei comunisti ferraresi, di Rifondazione e compagnia cantante, che vorrebbero far rimuovere dalla biblioteca comunale i libri scritti da Giampaolo Pansa, perché andrebbero a minare la credibilità della lotta partigiana. Come spiega la promotrice della petizione «sulla guerra partigiana, dopo vent’anni di dittatura non sono ammessi due punti di vista. Quest’idea che il fascismo sia un’opinione e che sia tollerabile deve essere sradicata dalla nostra cultura». Rogo dei libri insomma per chi non sostiene la verità unilaterale dei partigiani rossi. Dopo l’intervento su Libero di Mario Giordano in difesa di Pansa ma soprattutto della libertà di espressione, sullo stesso quotidiano è intervenuto Pansa in persona, con un articolo dal titolo “Assieme ai miei libri i trinariciuti bruciano anche Franceschini”. Laddove i trinariciuti sono i comunisti disegnati da Giovannino Guareschi: violenti, ottusi, un po’ tardi, torpidi, col mito di Stalin: trinariciuti, appunto. E Pansa racconta che il nonno del ministro Dario Franceschini, antifascista doc, era invece un convinto fascista amico di uno dei leader più celebri ed eroici: Italo Balbo, ferrarese anch’egli.
L’Anpi chiede di rimuovere i libri di Pansa
Nessuno scoop, nessuna rivelazione: Pansa lo scrisse addirittura nel suo libro La grande bugia, parecchi anni fa. E in un’intervista al Giornale di qualche anno fa, Pansa, ricordando “l’antifascismo ringhioso” di Franceschini, racconta la storia di una bambina, Gardenia, che in quelle giornate del 1945 camminava per le vie di Poggio Renatico, nel Ferrarese, con gli occhi bassi, perché in tutta la città c’erano le scritte minacciose “A morte Gardini”. I partigiani si riferivano al padre della bambina, Giovanni Gardini, che era fascista. Gardenia Gardini diverrà in futuro la madre di Dario. Suo papà Giovanni, amico di Balbo, aderì convintamente alla Repubblica Sociale Italiana, divenendo anche podestà di San Donà di Piave. Pansa racconta che Gardini per fortuna riuscì a sfuggire alla furia partigiana di quei mesi. Sostiene ancora Pansa: «Per tanti anni chi ha vissuto quegli anni dalla parte dei vinti è stato costretto con il sasso in bocca. L’antifascismo autoritario si è comportato come la mafia. Il messaggio era chiaro: “Tu non devi parlare, stai zitto”». Un messaggio di intolleranza che resiste nel tempo, come dimostrano questi giorni i fatti di Ferrara e il fatto che molte presentazioni dei libri di Pansa sono contestate anche in maniera violenta.