Amministrative, Alfano umiliato: il Ppe gli ha proibito di usare il simbolo

5 Apr 2016 14:33 - di Redazione

Appoggia Renzi, quindi niente simbolo dei popolari. Nuova delusione per Angelino Alfano leader dell’Ncd. Nessun partito in Italia può usare il logo del Ppe (Partito popolare europeo) nelle liste per le amministrative perché «appartiene a tutta la famiglia popolare, e non a un solo partito». È l’avvertimento lanciato da Antonio Lopez Isturiz, segretario generale del Partito popolare europeo, durante l’assemblea politica che si è svolta lunedì scorso al Parlamento europeo nel corso della sua relazione sulla situazione dei partiti in Europa. Lo riferiscono fonti presenti alla riunione, precisando che nel corso dell’intervento Lopez Isturiz ha precisato di essere a conoscenza del fatto che un partito italiano vorrebbe utilizzare il simbolo del Ppe, e il Ppe stesso potrebbe essere costretto ad adire le vie legali contro i partiti che utilizzeranno il logo (un cuore stilizzato con quattro stelle, molto, molto, simile a quello che attualmente campeggia nei manifesti della lista Milano Popolare che sostiene Parisi sindaco).

Il Ppe: vie legali contro chi dovesse utilizzare il simbolo

Alfano incassa ed è costretto a replicare: «Noi andiamo d’amore e d’accordo con il Ppe e non avremo nessun problema con loro, anche perché non c’è nessuna sovrapposizione tra il nostro simbolo e quello del Ppe». Lo ha detto il ministro dell’Interno, commentando a margine di una cena elettorale a Milano, in sostegno del candidato Stefano Parisi, le parole del segretario generale del Ppe che appunto ha spiegato pubblicamente come i partiti italiani non devono utilizzare il simbolo del Ppe nelle amministrative. Il simbolo di “Milano popolare“, la lista di Ncd e Udc in sostegno di Parisi, richiama infatti in alcune parti il simbolo del Ppe. «Abbiamo usato una serie di varianti tecniche e stilistiche che lo distinguono – ha ammesso Alfano – e comunque la nostra ispirazione popolare è chiara ed evidente anche a livello dei gruppi parlamentari. «Se gli ispiratori italiani e milanesi delle informazioni che sono arrivate a Bruxelles si fossero risparmiati questa fatica – ha concluso – avrebbero risparmiato anche un fastidio e un danno alla coalizione e a Parisi».

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