Addio a Stefano Di Michele, penna ironica e irriverente. Un amico vero
E così, se n’è andato pure Stefano Di Michele. Quest’anno bisesto c’ha portato in dono diversi addii non attesi. Ma di lui, di Stefano e della sua malattia, sapevamo. Sapevamo e tacevamo. Perché sempre si tace della malattia. E sempre si spera di esorcizzarla. Di allontanarne la presenza e l’epilogo inevitabile. Così è stato anche quella sera di un mese fa. Quando ne incrociammo lo sguardo aspettando il tram che ci avrebbe riportati a casa. Il mezzo toscano pendente dalle labbra, la barba perennemente incolta a incorniciare quell’ovale bonario: lo Stefano di sempre. Sempre sorridente. Sempre disponibile. Stefano Di Michele era una firma. Vera. Puntuta e ironica. E irriverente. Ma, mai malevola. All’Unità prima. E poi al Foglio. Lui, orgogliosamente comunista, s’era fatto spazio nel complesso mondo della Destra politica a forza di sorrisi, simpatia e pure sberleffi. Apprezzava l’intelligenza e dall’intelligenza era ricambiato. Si spiega così l’impensabile: come la complicità con Pinuccio Tatarella e con alcuni “fasci” con le radici ben piantate in quell’altra parte di Universo. A cominciare dal suo amico Pietrangelo. Amico col quale ha condiviso oltre alla scrivania, tanto cazzeggio e tanti progetti. Gli piaceva sentirsi sui generis. Per cui con un certo orgoglio ti sciorinava quel che invece non gli piaceva fare o avere: niente blog, niente inglese, niente calcio. E neppure la patente auto. Stefano Di Michele e Pietrangelo Buttafuoco idearono e portarono in Tv “Sali & Tabacchi“: trasmissione politica, ma non troppo. Idea nata dalla voglia di contaminarsi, di guardarsi allo specchio e finalmente riconoscersi. Con un unico bersaglio: il cretino, di destra e di sinistra. Ciao, Stefano. Altroché se ci mancherai.