A Idomeni si è sparato a «altezza di bambino»: la denuncia di Medici senza Frontiere

12 Apr 2016 14:38 - di Ginevra Sorrentino

Idomeni si è sparato ad «altezza di bambino»: questa l’ultima sconcertante denuncia su quanto accaduto nel campo profughi alla frontiera greco-macedone. Offensiva a spintoni e sassate, risposta a lacrimogeni: sono cominciati così i disordini tra migranti e polizia macedone, poi lo scontro è ulteriormente degenerato tanto che, come riferito da  Loris De Filippi, presidente di Medici senza Frontiere, a margine di una conferenza stampa a Roma, nei tafferugli di due giorni fa a Idomeni si è sparato «ad altezza di bambino».

A Idomeni si è «sparato ad altezza di bambino»

«Negli scontri – ha detto allora De Filippi – almeno 200 persone sono rimaste ferite da gas lacrimogeni e altre 37 da proiettili di gomma sparati ad altezza non di uomo, ma di bambino. Almeno tre piccoli sono rimasti feriti da questi proiettili. È una situazione aberrante – ha aggiunto il presidente di Medici senza Frontiere – creata dall’Europa e non risolta dall’Europa». La polizia macedone naturalmente ha smentito l’utilizzo di proiettili di gomma, confermando il solo ricorso ai lacrimogeni. Ma diversi testimoni intervenuti ancora in queste ore, sia tra la polizia greca che tra i migranti coinvolti nei disordini, hanno parlato di ferite da proiettili di gomma oltre che di ricoveri causati da problemi respiratori.

La denuncia di Medici senza Frontiere

I migranti stavano manifestando chiedendo la riapertura delle frontiere, quando una parte considerevole di loro ha cercato di forzare le barriere, di sfondare quel confine sigillato da settimane contro il quale più di 500 profughi hanno cercato di infierire attaccando reti e muraglie messi a strenua difesa di un confine sotto assedio la cui difesa militare impedisce il passaggio verso la cosiddetta “rotta dei Balcani”. «Se non ci fossero le organizzazioni internazionali a tentare di portare una soluzione alla situazione di Idomeni – ha denunciato De Filippi – sarebbe un disastro. E non dimentichiamoci – ha poi concluso il presidente di Msf – che Idomeni è solo una parte del problema greco. Ci sono complessivamente oltre 50.000 persone bloccate all’interno del Paese in questo momento, molte delle quali si trovano in porti, come ad esempio al Pireo, dove sono in quattromila». E la Ue tace ancora.

 

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