Truffe alle assicurazioni: in manette il falso pentito della strage di Borsellino

23 Mar 2016 11:13 - di Redazione

Distinguere tra vittime e carnefici non è stato facile nemmeno per gli investigatori che per due anni hanno tenuto sotto controllo i movimenti di una  Una truffa diversa dalle altre, però, visto che le persone coinvolte nei sinistri simulati, in cambio di qualche centinaia di euro, erano disposte a subire vere menomazioni: tagli in faccia con cocci di bottiglie, ginocchia spezzate a colpi di mazza, ferite su braccia, gambe e mani. Un’organizzazione disposta a tutto in cui alcune delle vittime sono diventate parte della banda e per conto dei capi hanno reclutato altre “comparse” disponibili a subire danni spesso permanenti. A capo dei truffatori c’era uno che di truffe se ne intende: Salvatore Candura, tra i falsi pentiti che depistarono la strage costata la vita al giudice Paolo Borsellino, facendo condannare all’ergastolo otto innocenti. Condannato poi per calunnia, la Cassazione l’ha prosciolto.

Truffe alle assicurazioni, arrestato un falso pentito

La procura di Palermo, che ha coordinato l’indagine della Dia che ha portato a dieci arresti, ha distinto: arresto per Candura e i suoi due complici, uno titolare di un’agenzia che curava le pratiche di risarcimento, e per i falsi incidentati entrati poi a far parte dell’organizzazione. Le altre vittime fasulle sono solo indagate per truffa. «Siamo davanti a uno spaccato tremendo – hanno commentato il procuratore di Palermo Francesco Lo Voi e l’aggiunto Salvo De Luca – dove la miseria e il degrado spingono le persone a farsi massacrare per pochi euro». Dodici i sinistri simulati scoperti, ma gli inquirenti sono certi che si tratti solo della punta dell’iceberg. La banda pensava a tutto: dalle vittime, ai mezzi coinvolti. E sceglieva posti isolati, in cui non c’erano videocamere, come teatro degli incidenti. Le somme incassate andavano da 13mila a 25mila euro. Mentre chi si prestava a subire sfregi e fratture si doveva accontentare di pochi spiccioli: tra 200 e 500 euro e, per chi veniva da fuori Palermo, i soldi per il pranzo e il pernottamento in misere pensioni. «Tu scendi con la tua ragazza e io ti do i soldi, prendo 500 euro e te li do per fare il lavoretto che tu sai», diceva Candura, non sapendo di essere intercettato al compagno di Anna Campagna, finita tra gli arrestati.

Per un taglio al braccio 4000 euro

Lei era d’accordo. «Per me va bene sto pure in stato di gravidanza». Ma il taglio al volto subito non era sufficiente per l’ex pentito, che le avrebbe aperto la ferita al volto con le mani per allargargliela e far sembrare il danno più grave. A volte, però, le vittime ci ripensavano all’ultimo minuto: come l’amica della Campagna, venuta a Palermo da Napoli per il “lavoretto”. «Ma il taglio? Nemmeno quello si è fatta fare?», chiedeva uno degli arrestati. «No ma adesso lo deve fare per forza, quelli glielo hanno detto», rispondeva il compagno della Campagna a cui Candura era arrivato a chiedere di mettere a disposizione dell’organizzazione la figlia 17enne. «Per un taglio al braccio le danno 4000 euro», spiegava la donna al fidanzato.

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