Tonelli (Sap) ricoverato dopo 43 giorni di digiuno. Una vergogna tutta italiana
Gianni Tonelli, al 43esimo giorno di sciopero della fame, è stato colto da malore e ricoverato in ospedale. Il segretario generale del Sap (Sindacato autonomo della polizia) aveva iniziato la clamorosa protesta contro i provvedimenti disciplinari presi dalla amministrazione nei confronti di un agente che aveva mostrato in un servizio tv l’equipaggiamento (giuppotto antiproiettile) non idoneo dato in dotazione agli agenti. Lo stesso Tonelli era stato poi colpito da una sanzione amministrativa per aver indossato in tv una polo con la scritta “I love Polizia”. La notizia della malore è stata diffusa dallo stesso sindaco: “Dopo 43 giorni di sciopero della fame (totale con astensione da tutti i cibi con potere nutritivo esclusa acqua, 18 chili di peso corporeo persi) il segretario generale del Sap Gianni Tonelli, in piazza Montecitorio nei pressi del gazebo del sindacato ha avuto un mancamento fisico ed è stato trasportato in ambulanza presso il pronto soccorso dell’ospedale Santo Spirito di Roma dove è tutt’ora ricoverato”. “Tonelli – spiega il Sap – ha sopportato i patimenti di 43 giorni di sofferenza fisica ma il dolore più grande è stata l’indifferenza delle autorità di Governo ed in particolare del presidente del Consiglio Matteo Renzi e del ministro dell’Interno Angelino Alfano oltre al presidente della Repubblica Sergio Mattarella a cui è stato inviato, a più riprese, un accorato appello. Un silenzio sordo e preoccupante”. Quanto ai provvedimenti assunti nei confronti degli appartenenti alle forze dell’ordine , si tratta di “due episodi che come altri – conclude la nota del Sap – rappresentano una inaccettabile e vergognosa azione repressiva con strumenti illeciti nei confronti di un dissenso manifestato verso chi ha debilitato l’apparato della sicurezza”. Una accusa, quella del Sap, assolutamente fondata. Desta davvero raccapriccio il comportamento di quanti, dal ministro degli Interni al Presidente del Consiglio al Capo della Polizia, non hanno avvertito il minimo dovere morale nei confronti di uomini in divisa, rei di aver messo a nudo le condizioni di difficoltà e insicurezza in cui gli agenti sono chiamati ad operare. Eppure la prima regola di uno Stato degno di tal nome è quella di garantire e proteggere le proprie forse dell’ordine. E non abbandonarle, invece, al proprio destino, con stipendi da fame e inaudito disprezzo ideologico.