Spacciatore arrestato a scuola: e gli studenti lo difendono in corteo

23 Mar 2016 17:49 - di Redazione

Non si placano gli animi degli studenti del Virgilio: anzi, più passano le ore e più la polemica – da loro innescata – monta a dismisura. Non si arrendono: né ai fatti – l’arresto di un ragazzo nel corso di un’operazione antidroga nell’istituto, colto in flagranza mentre spacciava hashish a un compagno di scuola minorenne – né alla loro evoluzione – la convalida del fermo –. E così, mentre i giudici della II sezione collegiale del Tribunale di Roma all’udienza per direttissima convalidavano l’arresto e disponevano i domiciliari per lo studente arrestato martedì, un centinaio di suoi compagni organizzavano un sit-in con l’intenzione di estenderlo poi a un vero e proprio corteo. Un corteo, va detto, che la polizia non ha autorizzato.

Spacciatore arrestato a scuola: il corteo dei compagni di scuola

«Ci siamo ritrovati davanti a scuola, eravamo 3-400 (un centinaio, secondo la stima della polizia, ndr), abbiamo proceduto solo per via Giulia poi siamo stati bloccati da due blindati della polizia – ha raccontato una studentessa –. Forse uno schieramento di forze esagerato. Nessuna proposta di percorso per il corteo é stata accettata, quindi abbiamo chiesto di poter parlare con la dirigente scolastica, che ha rifiutato e convocato un’assemblea senza contradditorio. A noi ci hanno lasciati fuori scuola, propinando la solita retorica sulla legalità che sentiamo da anni». Quella «solita retorica sulla legalità che ascoltano da anni» senza recepirne il significato, però, sembrerebbe a una prima veloce rivisitazione di quanto accaduto fra martedì e mercoledì mattina…

Il racconto della preside

«Sono cose che capitano in tante scuole, non si capisce perché al Virgilio debba diventare una cosa di cui discutere. I genitori? Solo un’esigua minoranza sostiene le ragioni degli studenti che protestano, ma d’altronde qui é sempre accaduto e non ci stupisce, contestare qui è abituale». Eloquente ed esaustiva la lettura dei fatti – e il loro commento sarcastico – di Irene Baldriga, la preside del liceo classico romano al centro del caso di spaccio di droga da parte di uno studente, rispetto alle rimostranze avanzate da una minoranza degli alunni che a 24 ore dall’accaduto si sono sono raggruppati in un sit-in contro l’ingresso dei carabinieri a scuola. «Hanno cercato di impedire agli altri studenti di entrare, facendo dei picchetti, quindi esercitando una violenza – ha sostenuto la Baldriga –. E all’entrata di scuola abbiamo trovato il portone sul Lungotevere chiuso con del silicone. Poi i cori violenti che abbiamo sentito in strada… Nonostante questo abbiamo fatto un’assemblea con centinaia di studenti entrati regolarmente, abbiamo dato rassicurazioni e risposto alle loro tante domande, sia io che i professori – tutti compatti con me –, su quanto è accaduto. Molti hanno espresso la loro assoluta contrarietà ai cortei e ai cori, così come naturalmente allo spaccio di droga a scuola. Mi hanno chiesto di aiutarli a far uscire la loro voce. Inquietante è quello che è accaduto fuori, sono molto preoccupanti le manifestazioni contro la legalità».

Il processo allo studente arrestato a scuola

Intanto, dopo la convalida del fermo e la disposizione ai domiciliari per lo studente arrestato martedì per spaccio, nel corso di un’operazione antidroga, il processo è stato aggiornato al prossimo 13 aprile. Nel corso dell’udienza il ragazzo, difeso dall’avvocato Alessandra Cacchiarelli, ha ammesso le sue responsabilità, spiegando di essere entrato intorno alle ore 10 a scuola perché, in qualità di rappresentante di istituto, aveva un incontro con il dirigente scolastico. I giudici, inoltre, hanno negato la possibilità al ragazzo di potersi recare a scuola durante il periodo di detenzione, così come sollecitato dall’avvocato difensore. Il ragazzo ha un precedente per fatti simili a quelli che gli vengono contestati oggi. Nel 2013, non ancora maggiorenne, era stato trovato in possesso di mezzo chilo di hashish ed era stato «messo alla prova» dal tribunale dei minori. Prova, alla luce dei fatti, non superata.

 

 

 

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