La mamma di Giulio Regeni si sfoga: «Basta depistaggi, il governo si muova»

29 Mar 2016 15:51 - di Redazione

«Non è facile essere qui, ma è un dolore necessario: quello di Giulio non è un caso isolato. Lui era andato lì a fare ricerca, non era andato in guerra, sul viso di Giulio restituito dall’Egitto ho visto il male che gli hanno fatto: ho riconosciuto solo la punta del naso». Sono le prime parole pronunciate durante la conferenza stampa al Senato dalla mamma di Giulio Regeni, il ricercatore italiano ucciso al Cairo in circostanze ancora misteriose dopo giorni di torture, come ha dimostrato l’autopsia sul corpo del ragazzo. Il caso Regeni è tutt’altro che chiuso. Lo dimostra anche il passo indietro del governo egiziano che, dopo la versione bufala che attribuiva la morte del giovane a una banda criminale, ha assicurato al governo italiano che fornirà tutte le carte per approdare alla verità. «Vogliamo lottare insieme per portare avanti gli ideali di Giulio», ha sottolineato a sua volta il padre di Regeni.

L’appello della famiglia Regeni

Depistaggi, menzogne e contraddizioni: dopo i balletti egiziani e il riservo iniziale ora è la famiglia ad alzare la voce per strappare il velo di ipocrisia sulla morte di Regeni chiedendo al governo di fare la propria parte fino in fondo. «Se il 5 aprile sarà una giornata vuota confidiamo in una risposta forte del nostro governo. Forte ma molto forte – ha detto la signora Regeni – è dal 25 gennaio che attendiamo una risposta su Giulio». Il prossimo 5 aprile, infatti, gli investigatori egiziani sono attesi a Roma per fornire risposte al procuratore Pignatone. Lo stesso Pignatone, in una nota, fa sapere di aver ricevuto «una lunga telefonata dal procuratore generale della Repubblica Araba di Egitto, nel corso della quale è stato informato dello sviluppo delle indagini sulla morte di Giulio Regeni».

La versione bufala dell’Egitto

Durissimo l’intervento davanti ai giornalisti di Luigi Manconi, presidente della Commissione per i diritti umani, che ha accusato il ministero degli Interni egiziano di diffondere menzogne e oscenità. «Era necessario per Paola e Claudio Regeni rinnovare pubblicamente qui il loro dolore affinché la verità sulla sorte di Giulio non venga consegnata all’oblio», ha detto  aggiungendo che le ricostruzioni egiziane hanno tratti grotteschi.

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