Prima di Trump / Huey Long, odiato dagli oligarchi e amato dal popolo

14 Mar 2016 14:55 - di Massimo Weilbacher

Commentando l’imprevedibile fenomeno Donald Trump, che sta movimentando le primarie dei Repubblicani americani, qualche maldestro e superficiale commentatore nostrano lo ha associato alla figura di Huey Long. Secondo un certo giudizio facilone ed un po’ annebbiato, Trump e Long sarebbero entrambi tipici fenomeni del “populismo” americano, etichetta scontata, ma sempre utile per squalificare idee o vicende scomode o poco omologabili secondo i canoni del pensiero politicamente corretto.

Ovviamente la vicenda di Huey Long, 40° governatore della Louisiana, poi senatore a Washington, quindi potenziale avversario di Roosevelt alle elezioni presidenziali del 1936, assassinato l’8 settembre 1935, un mese dopo avere annunziato la sua candidatura, non ha niente a che vedere (per ovvi ed evidenti motivi) con quella del miliardario newyorkese. La sua, però, è una storia molto interessante, che merita di essere conosciuta e non lasciata in balia di banali luoghi comuni.

L’avventura politica e umana di Huey Long si sviluppa nel corso di un decennio, denso di avvenimenti eccezionali, tra il 1924, anno della sua prima candidatura (fallita) a governatore della Louisiana, ed il 1935, anno del suo assassinio. È l’America del proibizionismo e della grande depressione, di Roosevelt e del New Deal, l’America rurale e disperata magistralmente descritta da Steinbeck e Dos Passos (il quale, tra l’altro, conobbe personalmente Long e si ispirò a lui per il suo romanzo “Number One”). Sono anche gli anni in cui dagli Stati Uniti si guarda con molto interesse all’esperienza politica italiana ed alle realizzazioni del Fascismo in campo economico.

La ricetta economica del regime fondata su tre fondamentali pilastri – un forte sviluppo industriale guidato dallo stato-imprenditore, un vasto programma di opere pubbliche motore della modernizzazione del paese ed un avanzatissimo ed efficiente sistema di sicurezza sociale – viene vista come modello da imitare in un paese devastato dalle conseguenze del liberismo irresponsabile e fallimentare di Herbert Hoover. Il rapporto di reciproca e positiva influenza tra Fascismo e New Deal è un dato oramai acquisito ed oggetto di attento studio da parte della storiografia più qualificata, sia in Italia (da Renzo De Felice in poi) sia in Usa (James Gregor, John Diggins e molti altri).

“Mentre l’America annaspava, il progresso dell’Italia […] offriva un allettante esempio di azione diretta e di pianificazione nazionale. In confronto all’inettitudine con cui il presidente Hoover affrontò la crisi economica, il dittatore italiano appariva un modello di attività”, scrive Diggins nel suo “L’America, Mussolini ed il Fascismo”. Lo stesso Roosevelt non lesinava in quegli anni “parole di apprezzamento per l’organizzazione corporativa del nostro Paese”, come riferiva, ad esempio, Italo Balbo di ritorno dagli Stati Uniti dopo la trionfale crociera aerea del Decennale. Situazioni ed esperienze ben note a Huey Long che non esiterà ad applicarle in Louisiana, all’epoca uno stato arretrato, povero e depresso, mai ripresosi dal disastro della Guerra Civile, governato da una oligarchia economica (gli “Old Regulars”) che controllava tutto il potere dello stato e ne sfruttava, in accordo con le grandi corporations petrolifere, le risorse naturali senza ridistribuire nulla al territorio.

Oratore brillante ed instancabile, Long fu eletto per la prima volta governatore nel 1928, con la più larga maggioranza mai ottenuta da un candidato, grazie ad una campagna elettorale, per l’epoca rivoluzionaria, basata sul contatto diretto con gli elettori specialmente quelli, da sempre trascurati, della Louisiana rurale. Dopo 15.000 miglia percorse su strade fangose e accidentate, 600 comizi sempre affollatissimi, migliaia di manifesti e volantini distribuiti personalmente in ogni angolo dello stato, il 21 maggio 1928 Long, con il suo caratteristico completo di lino bianco, prestava giuramento a Baton Rouge di fronte a 15.000 sostenitori entusiasti arrivati da tutta la Louisiana. Assunta la carica il neogovernatore, con metodi spregiudicati ed una condotta senza scrupoli, assunse il totale controllo della macchina statale occupando con i suoi uomini tutti i posti chiave dell’amministrazione, che divenne un formidabile strumento del suo potere personale.

Dopodiché diede il via al suo rivoluzionario programma di modernizzazione della Louisiana e di sviluppo sociale della sua popolazione. Abilissimo nel gestire l’assemblea legislativa e nell’interpretare ed utilizzare a suo vantaggio leggi e procedure, fece varare sbrigativamente un vastissimo piano di lavori pubblici promuovendo la costruzione di strade, ponti, ospedali, scuole ed istituzioni educative. Alla fine del 1929 ben 22.000 persone, il 10% di tutta la forza lavoro del settore nell’intero paese, erano impiegate in Louisiana nella costruzione di strade e ponti, in uno stato che allora aveva meno di 300 miglia di strade asfaltate e solo due ponti sul Mississippi che tagliava in due il suo territorio, prevalentemente paludoso, da nord a sud con un percorso di oltre 1000 km. Alla morte di Long, nel 1935, la Louisiana sarà dotata di una moderna rete di 9.700 miglia di strade asfaltate con ben 111 ponti.

La diga sul lago Pontchartrain, l’ampliamento del porto e la costruzione di un moderno aeroporto a New Orleans, il raddoppio del Charity Hospital, l’espansione della Louisiana State University, che passò in pochi anni da 1.800 a oltre 6.000 studenti grazie anche al drastico abbassamento delle tasse scolastiche e ad un programma statale di borse di studio, la fondazione della facoltà di medicina, la costruzione del Campidoglio di Baton Rouge (il più alto edificio del Sud, simbolo del suo potere) e dello stadio del football per la squadra della LSU, divenuta anch’essa un potente strumento di propaganda, sono le principali tappe della modernizzazione dello stato promossa e realizzata dal governatore Long.

Anche la sua politica di rinnovamento sociale fu drastica: riforma del sistema sanitario, esenzioni fiscali ed agevolazioni per le famiglie, moratoria sui debiti bancari, distribuzione del gas in tutte le città a prezzo calmierato, promozione dell’istruzione a tutti i livelli (la Louisiana aveva il più basso tasso di scolarità degli Stati Uniti, un adulto su quattro non sapeva leggere).

Vennero istituite nuove scuole statali soprattutto nelle zone rurali, lo stato garantì gratuitamente la distribuzione dei libri di testo ed il trasporto degli scolari.

Furono istituite biblioteche e scuole itineranti ed un programma di alfabetizzazione per adulti (grazie al quale 100.000 persone impararono a leggere e scrivere) molto simili a quelli promossi dal Fascismo nelle campagne italiane.

L’ ambizioso programma di modernizzazione fu finanziato da una radicale riforma fiscale, che ne spostò la tassazione dai ceti meno abbienti, prima gravati da una miriade di imposte sulla piccola proprietà, all’oligarchia dei grandi proprietari ed alle corporations del petrolio.

Vennero tassati per la prima volta benzina e carbone e le concessioni per l’estrazione del petrolio, sino ad allora a tassa fissa, vennero gravate di aliquote percentuali sulle quantità estratte.

La reazione dell’establishment conservatore non si fece attendere: una violentissima campagna di stampa ispirata dalla Standard Oil (i giornali dello stato erano tutti controllati dall’opposizione) ne chiese l’impeachment per corruzione, abuso di potere e persino blasfemia.

Lo scontro fu feroce e senza esclusione di colpi, ma con la consueta abilità e spregiudicatezza Long riuscì ad impedire che la mozione venisse discussa al parlamento dello stato e tutto finì nel nulla.

Uscito rafforzato dalla rissa con le opposizioni Long, “the kingsfish” per i suoi sostenitori, fondò un suo giornale, il Louisiana Progress, che finanziò con i soliti metodi, aumentando ulteriormente la sua popolarità.

Decise di candidarsi al Senato per il partito democratico vincendo facilmente le elezioni del 4 marzo 1931 con il 57,3% dei voti.

Riuscì anche a rimanere governatore, nonostante l’incompatibilità con il seggio di senatore, fino al 25 gennaio 1932, quando approdò finalmente a Washington dopo avere lasciato la carica di governatore della Louisiana nelle mani fidate dell’amico di infanzia Oscar K. Allen.

Entrato così nella politica nazionale Huey Long si schierò subito con Roosevelt, favorendo la sua nomination alla convention democratica del 1932 e partecipando attivamente alla campagna per l’elezione presidenziale.

L’idillio con FDR durò poco: inizialmente convinto sostenitore del New Deal, alla fine del 1933 Long ruppe con presidente ritenendo le misure economiche dell’amministrazione Roosevelt insufficienti, inadeguate e troppo influenzate dagli interessi del potere economico e finanziario a scapito di quelli dei ceti più duramente colpiti dalla Grande Depressione. (In effetti sarà solo la guerra a permettere agli USA di superare definitivamente gli effetti della crisi economica.)

Il contrasto degenerò ben presto in una lotta durissima; Roosevelt e l’establishment di Washington consideravano Long un demagogo radicale e socialista; il presidente dirà poi che Long “era uno dei due uomini più pericolosi d’America” (l’altro era il generale Douglas Mac Arthur).

Huey Long lasciò il partito democratico per fondare, nel febbraio del 1934, un suo movimento che chiamò “Share our Wealth” (“condividiamo la nostra ricchezza”); il Louisiana Progress divenne un giornale nazionale col nome di American Progress e Long iniziò ad usare massicciamente la radio come strumento per la sua propaganda di massa.

Raggiunse così, in breve tempo, una enorme popolarità a livello nazionale soprattutto presso la classe media.

Nell’estate del 1935 i 27.000 circoli di “Share our Wealth” avevano raggiunto i 7,5 milioni di iscritti sparsi per tutti gli Stati Uniti e le trasmissioni di Long, che riceveva 60.000 lettere ogni settimana, più di quelle del presidente stesso, venivano ascoltate mediamente da 25 milioni di persone.

Roosevelt fece di tutto per cercare di screditare Long e fermare l’ascesa del suo movimento: lo escluse dai comitati che decidevano gli stanziamenti federali destinati alla Louisiana, fece gestire i programmi federali locali dai suoi avversari politici, promosse indagini su presunti brogli elettorali, fece passare al setaccio dall’FBI e dagli agenti del fisco le finanze di Long e dei suoi seguaci nel tentativo di incriminarli per evasione fiscale o corruzione, ma sempre senza successo.

Nel frattempo, mentre le condizioni economiche del paese continuavano a peggiorare, Kingfish inondava il Senato di proposte di legge per abolire la Federal Reserve, riformare il sistema fiscale e ridistribuire la ricchezza, costruire un sistema di sicurezza sociale. Proposte che venivano regolarmente bocciate dalla maggioranza democratica; come gli disse un collega senatore “qui non riusciresti nemmeno a fare approvare il testo di una preghiera al Signore”.

Forte della sua eccezionale popolarità, oramai solidamente diffusa in tutto il territorio nazionale, nell’agosto del 1935 Long annunciò la sua candidatura, come indipendente, per le elezioni presidenziali del 1936. Ma il sogno di sfidare Roosevelt in campo aperto era destinato a non realizzarsi.

Come spesso accade nella storia politica americana, da Lincoln ai giorni nostri, sono le pallottole a fermare la corsa inarrestabile di Huey Pierce Long, “Kingfish”.

L’8 settembre 1935 alle 21,20 nei corridoi del Campidoglio di Baton Rouge, durante una pausa dei lavori dell’assemblea legislativa della Louisiana, Huey Long viene avvicinato dal dottor  Carl Weiss, genero di un suo avversario politico, che da meno di un metro gli spara tre proiettili nel petto.

Gravemente ferito, morirà per emorragia interna due giorni dopo, il 10 settembre alle 4,20 all’età di 42 anni.

Le circostanze della morte non sono mai state pienamente chiarite, né si è mai saputo se vi fossero mandanti del delitto e chi fossero.

Per molto tempo Long aveva ricevuto minacce di morte e per questo girava con una scorta armata; nei mesi precedenti in Louisiana erano stati scoperti complotti contro di lui e vi erano stati tentativi di rivolta armata contro il suo potere, ma nulla di certo è mai stato provato.

Al suo funerale parteciparono 200.000 persone; fu seppellito a Baton Rouge di fronte al Campidoglio che oggi la sua statua continua a tenere sotto controllo come quando Kingfish ne era il re incontrastato.

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