Il Pd di Cosenza va a braccetto con i boss. Ma alla Bindi non interessa

24 Mar 2016 13:30 - di Francesca De Ambra

L’arresto di Sandro Principe non imbarazza solo il Pd di Cosenza ma anche – anzi, soprattutto – quello romano. Prova ne sia il diniego opposto da Rosi Bindi alla richiesta dei Cinquestelle di convocare in commissione Antimafia Ernesto Magorno, deputato e segretario regionale del Pd nonché finanziatore della fondazione Open, vicinissima a Matteo Renzi. Una richiesta sicuramente condizionata da intenti e finalità strumentali ma non per questo aggirabile con un secco “no” dal momento che più volte la commissione presieduta dalla Bindi è apparsamcome la continuazione della lotta politica con altri mezzi. Comprensibile, dunque, la rabbia dei grillini che hanno parlato di «fiancheggiamento» della Bindi «nei confronti del suo partito». La richiesta è stata motivata attraverso un’abbondante rassegna stampa da cui emerge – ma sarebbe stato strano il contrario vista la comune militanza nel Pd – tra Magorno e Principe, che è stato anche sottosegretario al Lavoro. Ora il primo è in Antimafia e il secondo agli arresti domiciliari per fatti di mafia. Qualcosa non torna. «Il dovere di Magorno – è l’aut-aut del M5S – è farsi avanti, altrimenti la sua presenza in commissione diventa imbarazzante. Se non vuole farsi avanti, sarebbe opportuno facesse un passo indietro».

No della Bindi all’audizione in Antimafia

Come si ricorderà, Principe è stato arrestato insieme a dieci persone su ordine della Dda di Catanzaro. In manette, con reati che vanno dal concorso esterno in associazione mafiosa al voto di scambio e alla corruzione, sono finiti anche quattro esponenti di vertice della cosca di ‘ndrangheta Lanzino-Rua, egemone in provincia di Cosenza oltre a politici come l’ex-sindaco di Rende, Umberto Bernaudo, l’ex-consigliere regionale Rosario Mirabelli, l’ex-consigliere provinciale Pietro Ruffolo e l’ex-consigliere comunale di Rende, Giuseppe Gagliardi.

La mano della ‘ndrangheta sulle primarie del 2007

Secondo i pm, Rende era l’epicentro di un «intreccio” politico/mafioso» che ha inquinato più di una tornata elettorale. Nel mirino degli inquirenti anche le elezioni primarie del 2007, con le quali il Pd scelse il candidato alle elezioni politiche. «L’importanza delle primarie – evidenzia il gip – era avvertita nell’ambito della criminalità organizzata». Una tesi supportata anche da intercettazioni telefoniche come quella captata nel giorno delle primarie tra i boss della cosca: «A Rende hanno votato assai – dice al telefono uno degli arrestati, Francesco Patitucci al suo interlocutore -. È buono così ci sarà pane per tutti noi».

 

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