La morte di Giulio Regeni e le insopportabili ipocrisie della politica
Giulio Regeni è morto al Cairo. Come e perchè mai si saprà. E questa è l’unica, amara verità. Ma in tutta questa storia che ciclicamente riempie le pagine dei giornali, chi ha il diritto di urlare il proprio dolore e di pretendere che la verità sia svelata è solo e soltanto la famiglia di Giulio Regeni. Suo padre Claudio, sua madre Paola, la sorella Irene. E nessun altro. Perché gli altri, istituzioni, partiti, giornali e tv al netto di quintali di ipocrisia elargite a destra e manca lo sanno perfettamente che nessuna verità diversa da quella che arriverà dall’Egitto sarà mai possibile. Lo sanno bene tutti, così come tutti fingono indignazione e scandalo. Giulio Regeni può essere morto per tanti motivi. Perchè ha visto quel che non doveva vedere, o perchè ha sentito ciò che non doveva sentire. O forse solo perchè si è trovato nel momento sbagliato, nel posto sbagliato. Magari perchè la sua ricerca finanziata dalla Oxford Analytica è andata a sbattere contro una realtà infida e pericolosa. O perchè tradito da qualcuno di cui si fidava. Gli assassini di Giulio Regeni possono essere stati tutti. Tutti coloro che operano nello scacchiere egiziano. I Fratelli Musulmani scalzati dal potere da al-Sisi e dagli Usa o gli stessi servizi segreti del generale, magari per errore o per una soffiata fasulla. Persino, volendo alimentare l’ipotesi di spy story, i carissimi amici inglesi, o i francesi o chiunque non veda di buon occhio il protagonismo economico dell’Italia e i contratti miliardari stipulati da quelle parti. Tutto è possibile. Così come il suo contrario. In questa tragedia che ha soppresso una giovane vita e ha devastato una famiglia, l’unica cosa insopportabile sono le dichiarazioni dei tanti Pierino in servizio permanente effettivo. Quelli che spaparanzati su comode poltrone ministeriali o istituzionali alzano la voce a favore dei media fingendo di perseguire anch’essi, fortissimamente, verità e giustizia per Giulio Regeni. Una congrega di ipocriti che per un trafiletto o una citazione farebbe carte false. Anche a Pasqua.