Islamismo: Fini e Casini in un dibattito con l’imam Yahya Pallavicini
L’islamismo non è solo un problema politico, è anche una sfida culturale, dalla quale la nostra società può uscire rafforzata. È una questione di lungo periodo, che non nasce con l’Isis Un’occasione per approfondire questo tema è l’incontro che si svolgerà giovedì 17 marzo (ore 17,30) presso la Società Dante Alighieri di Roma (piazza di Firenze 27), dove si presenterà il libro di Aldo Di Lello Il Codice dell’Apocalisse- Perché l’islamismo ci fa guerra (Koinè Nuove Edizioni).
Interverranno: il presidente di Liberadestra Gianfranco Fini, il presidente della Commissione Esteri del Senato Pier Ferdinando Casini, il vicepresidente della Co.Re.Is (Comunità Religiosa Islamica) Yahya Sergio Yahe Pallavicini, il docente di filosofia presso l’Università Lateranense Don Carmine Brienza, il presidente della Koinè Nuove Edizioni Giuseppe Pisauro. Modererà: Fabio Torriero, direttore del quotidiano on line Intelligonews. Sarà presente l’autore.
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Il libro propone un’analisi severa degli errori commessi dall’Occidente. Aldo Di Lello, studioso dei conflitti dell’era globale, spiega l’islamismo radicale con il filo rosso del profetismo. Perché l’incendio appiccato dagli ideologi jihadisti minaccia, non solo il Medio Oriente, ma anche l’Europa? Che cosa spinge tanti ragazzi a farsi esplodere nel nome di Allah? Quello che da quasi due millenni scatena le guerre di religione: la convinzione che i “tempi ultimi” siano prossimi. E’ il codice dell’Apocalisse, che ispira le atrocità dell’Isis e il suo tracotante annuncio dell’imminente conquista di Roma. L’autore ricostruisce i meccanismi ideologici di questa irruzione di Medio Evo in pieno XXI secolo: dalla nascita dei Fratelli Musulmani in Egitto alla rivoluzione di Khomeini in Iran, dal terrorismo globale di Al Qaeda alla guerra del Califfato in Iraq e in Siria. La forza del millenarismo si rivela dove si ferma la geopolitica. L’ansia dell’Apocalisse si diffonde in migliaia di menti devastate dal fanatismo. L’antidoto non può essere il “politicamente corretto”, ma la riconquista delle radici storiche e culturali dell’Europa. E’ il solo, vero argine al jihadismo che da tempo sta estendendo le sue radici nel nostro continente.