Cultura in piazza a Roma. “Renzi non sa tutelare arte e paesaggio”
Il mondo della cultura insorge contro il governo Renzi. Proteste e voci di dissenso circolavano da mesi, ma ora il fronte scende in piazza e chiama a raccolta gli italiani contro la riforma voluta dal ministro Dario Franceschini, lo sblocca Italia di Renzi e le Trivelle.
Il fronte della cultura contro Renzi
«Paesaggio e patrimonio storico e artistico della nazione sono oggi in gravissimo pericolo», denunciano i promotori della mobilitazione. Lanciata dalla piattaforma emergenzacultura.org (a cui fanno capo fondazioni, teatro, danza, musica, cinema, musei, archivi, biblioteche), con il sostegno di nomi illustri del settore, (da Salvatore Settis a Massimo Bray, da Tomaso Montanari a Vittorio Emiliani e Rita Paris), e la partecipazione di associazioni e sindacati, il prossimo 7 maggio a Roma si terrà una manifestazione con corteo e comizio preceduta il 6 maggio da una giornata di convegno.
Stop allo Sblocca Italia
Oltre alla storica richiesta di un piano di investimenti «in settori chiave come ricerca e istruzione», il comitato emergenza-cultura chiede al governo Renzi di sospendere l’attuazione dello Sblocca Italia, della Legge Madia (con il silenzio assenso) e delle “riforme Franceschini”; ma anche l’introduzione dell’insegnamento curricolare della storia dell’arte dal primo anno della scuola superiore e l’assunzione dei 1400 lavoratori per comporre l’organico del ministero. Formazione ma anche tutela del patrimonio e dell’ambiente. In particolare la protesta spinge perché il governo rinunci a ricorrere alla legislazione di emergenza e di urgenza «per aprire le porte alle devastanti grandi opere come prevede lo Sblocca Italia».
Nel mirino le riforme Franceschini
Nel mirino anche il ministro Franceschini e la sua «la miope e pericolosissima separazione tra tutela e valorizzazione», cardine della presunta riforma. E ancora tra i punti salienti della piattaforma il no alla trasformazione dei musei in fondazioni di partecipazione “aperte agli enti locali e ai privati” e all’accorpamento delle soprintendenze archeologiche. «Il governo Renzi scommette tutto sulla rimozione delle regole, e progetta un futuro in cui nessun tecnico possa opporsi all’arbitrio del potere esecutivo: questo significa porre le premesse del consumo finale del nostro paesaggio e della nostra arte”, concludono i promotori della protesta.