Bologna, ecco la zona franca dove i migranti spacciano droga liberamente

11 Mar 2016 12:37 - di Redazione
droga perugia

“Viaggio “allucinante” nel quartiere “rosso” di Bologna dove gli stranieri sono padroni dello spaccio”. Con questo incipit inizia un’inchiesta condotta dal Giornale. Siamo di fronte a un outlet della droga a cielo aperto. L’inchiesta inizia con un trattativa diretta con lo spacciatore: “Hai la cocaina?”, si legge nella ricostruzione. Siamo al mercatino di via Albani e il ragazzo è un africano. «Nel quartiere Navile, infatti, il traffico di droga è gestito dagli immigrati». Dopo le domande di rito per garantirsi di non avere di fronte uno “sbirro”, il pusher lo invita a seguirlo. «La musica non cambierà per tutto il pomeriggio, fino a notte fonda. Lo spaccio non conosce pause. È un ritornello», che funziona così: il pusher chiama un complice incaricato di portarci la dose. Ci guida lungo un cortile di case popolari. “La droga – raccontano i residenti – la nascondono ovunque: sotto le macchine, nelle saracinesche, tra la corteccia degli alberi”.

Migranti padroni dello spaccio. Le istituzioni guardano…

Ancora: il pusher chiede ai redattori dell’inchiesta il numero di telefono: “Mi trovi a tutte le ore. Bastano 20 minuti e te ne procuro quanta ne vuoi”. Si chiama David e vive nella piazzetta che indica come futuro luogo d’incontro. Il giorno dopo infatti lo chiamano al cellulare per fissare un nuovo incontro. Arriva, quindi, la denuncia alla più vicina stazione della polizia municipale. Risposta sconcertante: “Ora non siamo aperti al pubblico: si rivolga alla polizia o ai carabinieri”. «Così, sulla strada che porta alla polizia ferroviaria denunciamo il tutto ad un vigile», è il racconto del Giornale,.  “Di fronte a quello che mi fa vedere – dice l’agente – non posso non far finta di nulla”. Far finta di niente? “Si, è meglio se chiama il 113. Un arresto di questo tipo non s’improvvisa”. Qualcosa di sconcertante: «Al telefono i carabinieri ci dicono che il suo caso “non è una emergenza tale da poter inviare una macchina”. E che per realizzare l’arresto dovremmo rivolgerci ad un’altra caserma e ricominciare tutto d’accapo”. Può bastare? Purtroppo sì, infatti qualche ora dopo, raccontao gli inviai, “ ci hanno richiamato dicendosi pronti ad arrestarlo. Ma è troppo tardi. David, domani, potrà tornare a vendere droga”. Ecco cosa capita alla  “Bolognina”, il fiore all’occhiello, un modello di integrazione che l’amministrazione Pd indica come riuscito. 

 

 

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