Barbara D’Urso non è una giornalista abusiva: i giudici le danno ragione
Barbara D’urso, le sue interviste strappalacrime, i suoi veri o presunti scoop su dettagli di cronaca nera dati in pasto al suo pubblico della domenica pomeriggio, le sue news di gossip e quant’altro abbia a che fare con la sua conduzione televisiva, “non rappresentano esercizio abusivo della professione giornalistica”. Per questo motivo, i giudici hanno respinto il ricorso presentato dall’Ordine dei Giornalisti, accogliendo la richiesta di archiviazione del pubblico ministero, Walter Mapelli, “in ragione della tutela dei diritti fondamentali, quali quello di libertà di manifestazione del pensiero”. In particolare, il gip Giovanni Gerosa ha chiarito che la tipologia del programma di Barbara d’ Urso è inquadrabile nell’infotainment, attività nella quale la conduttrice è peraltro coadiuvata da una redazione di giornalisti professionisti».
La reazione di Iacopino: «È il paese di Barbara D’Urso…»
«Ha ragione lei: è bella e brava; rispettosa dei diritti e dei sentimenti delle persone; incapace di restare indifferente davanti alle tragedie degli altri; preoccupata solo del bene comune; interessata a fare emergere la verità, aiutandosi con qualche sceneggiata come nel caso del piccolo Loris Stival; partecipe fino alle lacrime del dolore degli altri, offrendo sempre la testimonianza dei lucciconi e delle facce contrite. Avanti, dunque, con la barbaradursizzazione del Paese», è il commento ironico di Enzo Iacopino, presidente dell’Ordine, che prosegue: «Le sentenze vanno rispettate. Sempre, non in maniera schizofrenica come fanno alcuni attuali difensori della signora D’Urso i quali gridano sistematicamente al complotto quanto non sono del segno auspicato da loro. Quindi, prendo atto della decisione. Non so se il Gip abbia visionato una qualche puntata della trasmissione. Penso di no. Leggo che “vano ed inutilmente defatigante sarebbe imporre all’organo d’accusa di acquisire le puntate di “Domenica Live”, come richiesto” dall’Odg. Non facciamoli stancare».