Addio a Riccardo Garrone, simpatica canaglia del nostro cinema d’autore
Se n’è andato silenziosamente, Riccardo Garrone, e tutti ci immaginiamo che nell’ospedale di Milano dove era ricoverato, si sia spento con quel sorriso beffardo sulle labbra che da sempre ha contraddistinto la sua maschera d’attore. Un istrione dal blasone innegabile, Garrone, che in quasi un secolo di vita e in oltre mezzo di carriera, ha regalato al pubblico una galleria di personaggi accomunati tutti dal garbo e dall’ironia elegante che ha saputo imprimere ai ruoli portati in scena o sul set.
Riccardo Garrone, simpatica canaglia del nostro cinema
Quell’aria da simpatica canaglia, da seduttore raffinato e irresistibile, da moralizzatore infaticabile ma anche incline al perdono, gli ha permesso di prestare mimica e mestiere ai personaggi più disparati, ai generi più diversi: dalla commedia al dramma, passando per lo spot e le serie tv, e sempre con la capacità di imprimere credibilità ed eleganza al suo impegno istrionico. Per questo, oggi più che mai, è impossibile dimenticare i personaggi di don Fulgenzio, il prete bonario fustigatore di uno scavezzacollo Alberto Sordi, in Venezia, la Luna e tu di Dino Risi; del fusto in doppiopetto di Belle ma povere, (sempre di Risi), dove Garrone veste i panni del paziente – quanto sfuggente – fidanzato di scena di una procace Marisa Allasio; del poliziotto integerrimo, ma all’occorenza anche flessibile, di Guardia, guardia scelta, brigadiere e maresciallo firmato da Bolognini. Una riuscita, quella di Garrone sul fronte comico, che non ha mai comunque inibito, o in qualche modo screditato, le sue performances drammatiche, anzi… E allora, come non menzionare i suoi ruoli ne Il bidone e La Dolce vita di Federico Fellini, ne La romana di Luigi Zampa e ne La ragazza con la valigia di Valerio Zurlini.
Una carriera tra cinema, teatro e televisione
Una carriera eclettica, la sua, che non ha mancato di perlustrare i percorsi artistici più diversi, cominciata dopo l’accademia drammatica e inaugurata con l’esordio firmato Mario Mattoli (Adamo ed Eva), e proseguita poi sotto il segno dei più grandi maestri della nostra scuola d’autore: da Fellini a Mario Monicelli, da Dino Risi a Luigi Zampa, passando per Ettore Scola e Damiano Damiani. Una capacità di rinnovarsi come interprete e di rigernerare la sua maschera, ma rimanendo sempre fedele a un’eleganza innata che ha rappresentato la cifra di tutti i personaggi da lui animati al cinema come a teatro. E persino in tv, dove la parabola artistica di Garrone è andata a chiudersi – prima con la partecipazione alla popolare serie di Un medico in famiglia, poi con gli spot di una nota marca di caffè in cui l’attore è riuscito a conferire quel pizzico di sferzante ironia persino al personaggio di San Pietro – Garrone ha saputo infondere tutta la serietà e la professionalità di cui ha dimostrato di essere capace. Ultimi preziosi doni artistici di un attore che ha dato il suo inconfondibile apporto al racconto dei vizi e delle virtù del Bel Paese. Un professionista di cui sentiremo molto la mancanza.