Addio a Johan Cruyff, il “profeta del gol” è scomparso a Barcellona

24 Mar 2016 15:15 - di Domenico Labra

Johan Cruyff non c’è più. Se ne va una leggenda del calcio. Un giocatore che ne ha cambiato persino la struttura del racconto. Che insieme a quell’Olanda del calcio totale, sul finire degli anni ’70, ha stravolto tecnica e persino appeal del gioco più bello del mondo. Cruyff  è morto a Barcellona. Il cancro ai polmoni, diagnosticatogli lo scorso ottobre,  se l’è portato via a 68 anni. Una scomparsa che lascia senza parole. Come senza parole erano le sue giocate. I suoi dribbling e le sue improvvise torsioni. Perchè senza parole era la classe che Cruyff emanava sul rettangolo di gioco. Elegante, a testa alta, con quei capelli lisci al vento e quel pallone tra i piedi: eccolo il Cruyff funambolo della pedata. Quello che ha fatto innamorare milioni di ragazzini in ogni parte del Globo. Il Cruyff dei nostri ricordi giovanili. Il campione universale. Il profeta del gol di un calcio che in lui  trovò il solista, l’autentico innovatore. Genio, tanto. Sregolatezza, poca. Un piacere per gli occhi di chiunque abbia amato questo sport. L’Ajax o il Barcellona o, ancora la grande e sfortunatissima nazionale arancione d’Olanda: lui era la guida, lui la stella abbagliante. Una stella che noi tutti abbiamo potuto ammirare nonostante l’esiguità dei mezzi tecnologici a disposizione. Ecco perchè adesso tanti, praticamente tutti lo piangono. Perchè con lui, con Johan Cruyff, se ne va una leggenda. In silenzio. Con lo stile che l’ha sempre contraddistinto. Scegliendo una di queste prime giornate di primavera per accommiatarsi. “Morto serenamente a Barcellona, circondato dalla sua famiglia dopo una battaglia combattuta con il cancro. E’ con grande tristezza che vi chiediamo di rispettare la privacy della famiglia in questo momento di dolore” si legge sul suo sito web. Rispetto. Come quello che Cruyff ha sempre avuto per compagni di squadra e avversari. Rispetto che poi è sinonimo di eleganza. E di classe. Addio.

 

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