A Londra diffuso il rapporto sui crimini degli immigrati Ue. In Italia tutti zitti
Arriva anche un dossier sui crimini attribuiti in Gran Bretagna a cittadini di altri Paesi Ue nella campagna referendaria degli euroscettici in vista del referendum del 23 giugno. Il documento trova ampio spazio sui filo-conservatori Daily Telegraph e Daily Mail, mentre il progressista Guardian ovviamente evidenzia le polemiche sul dubbio valore statistico dell’iniziativa e sul suo carattere strumentale. Il rapporto diffuso dagli attivisti di Vote Leave – la piattaforma anti Ue a cui ha aderito fra gli altri il ministro della Giustizia in carica, Michael Gove – elenca 14 omicidi commessi nel Paese da immigrati comunitari, fra cui quello recente della 14enne Alice Gross da parte del lettone Arnis Zalkalns. Indica poi le fedine penali di cittadini polacchi, slovacchi o lituani ora residenti nel regno che nei Paesi d’origine erano stati condannati per violenza sessuale. In totale si tratta di alcune decine di casi, ben pochi rispetto alle centinaia di migliaia di lavoratori comunitari che vivono sull’isola. Di qui le polemiche e le accuse dei comitati del “sì” all’Ue secondo i quali Vote Leave sparge “allarmismo del tipo peggiore” e d prova di “plateale ipocrisia”. Intanto le preoccupazioni di un possibile divorzio di Londra da Bruxelles cominciano a riguardare anche gli espatriati britannici, in particolare i pensionati che a frotte si sono trasferiti nel sud della Spagna per trascorrevi la terza età. Un’avanguardia di qualche migliaio di persone – stando al Times – avrebbe infatti deciso di tornare in patria temendo di perdere tutele sociali e mediche spagnole in caso di Brexit.
Si arroventa la polemica in attesa del referendum sulla Brexit
Intanto si allarga e s’incrocia con il referendum sulla Brexit del 23 giugno la “guerra civile” esplosa nel Partito Conservatore britannico del premier David Cameron. L’ala euroscettica, dopo aver cavalcato la polemica contro la finanziaria e i tagli ai disabili, si scaglia ora anche contro il ministro della Sanità Jeremy Hunt – un fedelissimo di Cameron, schierato al fianco del primo ministro nella campagna referendaria per la permanenza della Gran Bretagna nell’Ue – accusato d’aver affossato il sistema sanitario nazionale (Nhs). L’attacco a Hunt, ripreso dal filo-conservatore Daily Telegraph, è condotto dal ministro della Giustizia Michael Gove, capofila degli anti-Ue nell’esecutivo, secondo il quale il collega titolare della Sanità ha fatto precipitare nella crisi finanziaria gli ospedali pubblici del Regno. La bufera sui tagli alla politica sociale fa sentire intanto i suoi effetti nei sondaggi, negativi per Cameron e i ministri a lui più vicini, a cominciare dal cancelliere dello Scacchiere, George Osborne. Mentre il cancelliere ombra dell’opposizione laburista, John McDonnell, citato dal Guardian, coglie la palla al balzo per denunciare le ingiustizie fiscali imputate al governo Tory e chiedere a Osborne di recuperare semmai risorse rinunciando ai nuovi sgravi annunciati in favore del business e dei ceti più abbienti. Un allarme sui possibili contraccolpi sull’economia di un giro di vite sulle tasse viene al contrario dal Financial Times, “voce” della City.