Verdini verso la prima fiducia a Renzi. Dal soccorso esterno al governo?
La fiducia sul ddl Cirinnà è il primo banco di prova della sterzata a sinistra dell’ex berlusconiano Denis Verdini e dei suoi uomini che, una volta abbandonato il fronte del Cavaliere, in Parlamento costituiscono la garanzia più solida alla contabilità della maggioranza renziana. Mentre sono in corso conciliaboli e vertici di maggioranza per aggiustare il maxi-emendamento con lo stralcio sulla stepchild adoption, l’unica cosa certa è che Verdini confermerà il soccorso bianco a Renzi che ringrazia sentitamente, visto il naufragare dell’alleanza con i grillini sul fronte delle unioni gay e delle adozioni.
Verdini si prepara alla prima fiducia
Schierato fin dall’inizio a favore delle unioni civili e delle adozioni, Verdini si prepara al primo voto di fiducia al governo Renzi e a entrare ufficialmente (e non gratuitamente) nella maggioranza di centrosinistra, dopo essersi assicurato preventivamente qualche presidenza di commissione parlamentare. «Dobbiamo riunirci e decidere, non è un passo indifferente», dice diplomatico il parlamentare verdiniano Luca D’Alessandro. «Tecnicamente noi avremmo votato la legge, risponde a tutti i nostri requisiti, ma con la fiducia la cosa è diventata politica. Vedremo, la notte ci porterà consiglio», preferisce la suspence il capogruppo di Ala al Senato Lucio Barani. Ma nel Pd nessuno ha dubbi, neppure la minoranza dem che mastica amaro per l’avanzata centrista. Pierluigi Bersani sceglie l’ironia per commentare il nuovo acquisto ex berlusconiano. «La fiducia di Verdini? È un voto di coscienza…». Con il sì alla fiducia sul ddl Cirinnà, sul quale Renzi si gioca la faccia, l’appoggio esterno dei verdiniani fa un salto di qualità, alimentando gli incubi dell’opposizione interna del Nazareno che vede come la peste il «partito della nazione» voluto dal premier.
Alfano: più siamo meglio è
Spiazzato dalla concorrenza Angelino Alfano fa buon viso. Verdini in maggioranza? «Più siamo e meglio è. Questa fiducia – puntualizza il ministro dell’Interno – è una modalità tecnica per arrivare presto al sì sulle unioni civili. Il voto di Verdini è quello di chi ha sempre detto che avrebbe votato questo provvedimento e oggi non si sottrae». Poi si lascia andare a un pizzico di soddisfazione per lo tsunami prodotto nel centrodestra: «D’altra parte, non nego la mia soddisfazione, l’insieme di tutte le rotture con Berlusconi sono segni più dietro la mia azione. Sono la conferma che avevo ragione io».