La Turchia bombarda la minoranza curda che combatte contro l’Isis

15 Feb 2016 16:10 - di Giovanni Trotta

Retromarcia della Turchia sulla questione siriana: l’esercito turco non è entrato nel territorio siriano, come denunciato domenica da Damasco. Lo ha detto in Parlamento il ministro della Difesa di Ankara, Ismet Yilmaz. Il ministero degli Esteri siriano aveva inviato al segretario generale dell’Onu e alla presidenza del Consiglio di sicurezza una lettera in cui accusava la Turchia di aver sconfinato con «12 pick-up armati e circa 100 militari nei pressi del valico di Bab al-Salameh, vicino all’area di Azaz colpita dall’artiglieria di Ankara». E poi ha precisato che la Turchia al momento non ha in programma di inviare truppe di terra in Siria. «Non c’è nessuna idea di un ingresso di soldati turchi in Siria», ha spiegato il ministro. Però per il terzo giorno consecutivo l’artiglieria turca sta bombardando postazioni curde nel nord della Siria. Lo ha confermato il portavoce del ministero degli Esteri di Ankara, Tanju Bilgic: «Come effetto del fuoco di artiglieria e degli attacchi dalla Siria verso il nostro Paese a partire da sabato, abbiamo agito secondo le nostre regole d’ingaggio. Sabato, domenica e oggi, abbiamo risposto nell’ambito delle nostre regole d’ingaggio» alle milizie curdo-siriane dell’Ypg. «Oggi una risposta è stata data a un attacco contro un posto di confine nella regione di Hatay», ha precisato il portavoce del ministero degli Esteri. Bilgic ha inoltre aggiunto che Ankara è scioccata dalle parole del portavoce del Dipartimento di Stato Usa, John Kirby, che aveva invitato la Turchia e i curdi-siriani del Pyd a concentrare le forze contro la minaccia comune dell’Isis, anziché scontrarsi tra loro. Ankara considera il Pyd e il suo braccio armato Ypg come “terroristi” legati al Pkk, mentre Washington si è rifiutata di definirli come tali. La Turchia, ha detto Bilgic, «non chiederà il permesso per agire contro alcuna organizzazione terroristica».

Mosca: la Turchia favorisce i terroristi islamici

Sulla questione è intervenuto il premier turco Ahmet Davutoglu: «La Turchia non permetterà la caduta di Azaz» nel nord della Siria nelle mani delle milizie curdo-siriane. «Elementi dell’Ypg sono stati allontanati dall’area intorno ad Azaz. Se si avvicineranno di nuovo affronteranno la più dura reazione» della Turchia, ha assicurato Davutoglu. Davutoglu ha aggiunto che se l’Ypg non si ritira verrà resa inutilizzabile la base aerea di Menagh, sottratta nei giorni scorsi dalle milizie curde di Jaish al Thuwar all’opposizione siriana sostenuta da Ankara. Secondo il premier turco, i bombardamenti avviati sabato dall’artiglieria di Ankara hanno impedito la conquista curda di Azaz e della città di Tal Rifaat, nella provincia di Aleppo. I combattenti curdi in Siria hanno finora sostenuto che non intendono ritirarsi dalle zone recentemente conquistate nel nord del Paese. Ankara teme la creazione di una enclave curda proprio nel nord della Siria, dove già un’ampia porzione di territorio è sotto il controllo del Pyd, la maggiore forza curda nel Paese. Ma secondo Mosca «il bombardamento del territorio siriano da parte di Ankara equivale a un manifesto sostegno al terrorismo internazionale e alla violazione delle risoluzioni del consiglio di sicurezza dell’Onu». Lo sostiene il ministero degli Esteri russo. «La Turchia – aggiunge – continua a favorire la penetrazione illegale di forze fresche jihadiste e mercenari armati in Siria».

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