Spacciatore risarcito con 8 euro per ogni giorno in cella: era piccola

6 Feb 2016 17:44 - di Monica Pucci

È di 7,91 euro il risarcimento che il ministero della Giustizia dovrà pagare a un ex detenuto, imputato per spaccio di droga, per ogni giorno trascorso in carcere “con trattamento inumano e degradante”. Lo ha stabilito la decima sezione civile del Tribunale di Milano accogliendo in parte il ricorso presentato dall’uomo al quale è stato riconosciuto un danno di 1.568 euro per 198 giorni passati nel carcere milanese di San Vittore in una cella sovraffollata, nella quale “lo spazio pro capite” è risultato “inferiore al limite minimo di 3 metri quadrati”. L’ex detenuto, nel suo ricorso, si è appellato all’articolo 3 della Convenzione Europea per la salvaguardia dell’uomo e delle libertà fondamentali e ha sostenuto di essere stato dal 29 gennaio 2009 al 14 marzo 2010 prima a San Vittore, poi a Opera e di Bollate, in condizioni di detenzione “degradanti”. Condizioni riscontrate però solo nella carcere nel cuore di Milano dove è stato rinchiuso per circa sei mesi e mezzo.

Cella piccola e condizioni “disumane” per lo spacciatore

Nel ricorso, che l’anno scorso ha dato il via a una causa contro il ministero della Giustizia, l’ex carcerato si è lamentato di essere stato “ristretto in celle di dimensioni ridottissime, sempre in regime di condivisione con altri soggetti, il cui spazio disponibile era limitato ulteriormente dalla presenza di mobili ed arredi, oltre che scarsamente illuminate e riscaldate”. In più, si legge sempre del provvedimento del giudice civile, tali “celle erano dotate di un piccolo bagno, privo di acqua calda ed assolutamente non igienico”. Circostanze queste, ha sottolineato il magistrato, smentite dalle relazioni redatte da Opera e da Bollate: nel primo caso era stato collocato in celle di 12 metri quadrati con un’altra persona “così da aver goduto di uno spazio superiore a 3” metri quadrati e dotate di bagno con “WC, bidet e lavandino”. “Del pari va escluso” che l’uomo abbia subito “alcun trattamento disumano” nel periodo di reclusione a Bollate, dove “è sempre stato praticato il cosiddetto regime a celle aperte, con possibilità per i ristretti di muoversi liberamente nelle ore diurne all’interno del reparto, così da rendere ininfluente l’eventuale ristrettezza della cella”. Non così per il periodo dal 29 gennaio al 13 agosto di sette anni fa trascorso a San Vittore “in celle di mq.9, ma sempre in condivisione con altri 4, 5 o 6 detenuti”, salvo che per un breve “intervallo” di una settimana, “certamente – annota il giudice – non sufficiente a garantirgli un minimo di adattamento alle condizioni migliorative”. In tale periodo la detenzione è stata ritenuta “degradante e disumana“, anche se “deve essere tenuto in considerazione nella valutazione del carattere afflittivo della carcerazione subita” il fatto che l’uomo ha potuto usufruire di 4 ore al giorno di aria, “per passeggiate o per accedere alle sale di socialità”. Pertanto il ministero è stato condannato a pagare all’ex detenuto 1.568 euro, oltre agli interessi legali, nonché al versamento di 405 euro di spese processuali, oltre alle spese generali e agli oneri fiscali.

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