Renzi abbaia ma la Merkel morde: «Basta, l’Italia ha già avuto troppo sconti»

11 Feb 2016 10:35 - di Antonio Marras

«L’austerity non basta, l’Europa sta peggio di otto anni fa»: così il premier Matteo Renzi, che scrive a Repubblica una lettera pubblicata oggi dal quotidiano, il presidente del Consiglio risponde al suo fondatore Eugenio Scalfari in particolare sulla proposta di un superministro delle Finanze per l’eurozona: il problema non è la leadership ma la scelta della politica economica, e ora serve una svolta. «Non pongo un problema di regole, sia chiaro -prosegue ancora Renzi-. L’Italia rispetta le regole, con un deficit che quest’anno sarà il più basso degli ultimi dieci anni (2,5%). La Germania invece non rispetta le regole con un surplus commerciale che continua a essere sopra le richieste della Commissione. E ciò nonostante l’Italia è ripartita grazie alla spinta dei consumi, al sentimento di fiducia dei cittadini, al Jobs Act, alle riforme che costano fatica, ma sono necessarie. Il problema non sono le regole, dunque; il problema è la politica economica di questa nostra Europa. Prima di parlare di superministri, dobbiamo forse chiarirci fra noi sulla linea di politica economica. Perché di sola austerity si muore», scrive ancora Renzi.

Il no secco del consigliere della Merkel

Sullo stesso quotidiano, però, Lars Feld, fra i consiglieri economici della cancelliera tedesca Angela Merkel, che sulla proposta di un ministro delle Finanze europeo si dice “molto scettico” e boccia Renzi anche sulla richiesta di ulteriori margini di manovra sui conti pubblici. «Sono contrario alla flessibilità sui conti. L’Italia non è in procedura d’infrazione, però si trova nel braccio preventivo del Patto. Che già riconosce abbastanza flessibilità. L’Italia ha esaurito tutta la flessibilità possibile. Di più non le può essere concesso, alcune richieste sono sfacciate», dice a Repubblica Feld. Il disavanzo dell’Italia “viaggia verso il 3 per cento”, afferma. «Il 2,4 o 2,7 per cento nel 2016 di cui si parla ora rispecchia le proiezioni, ma alla fine conta quanto l’Italia crescerà davvero. Sono molto scettico all’idea di concedere ulteriore flessibilità. Non dobbiamo dimenticare che l’Italia ha il 135 per cento di debito/Pil. Deve essere urgentemente tagliato. La Germania sta facendo continuamente pressione perché non venga concessa altra flessibilità. Ma alla fine decide Bruxelles».

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