Il Papa sferza Confindustria: no alla sete di guadagno, si pensi alle famiglie

27 Feb 2016 17:35 - di

Papa Francesco sferza duramente Confindustria: «Come sarebbe diversa la nostra vita se imparassimo davvero, giorno per giorno, a lavorare, a pensare, a costruire insieme!». Lo ha detto il Papa nell’udienza con i settemila imprenditori di Confindustria che, per il loro Giubileo, hanno scelto lo slogan “fare insieme”. «Con questo incontro, che costituisce una novità nella storia della vostra associazione, vi siete proposti – ha ricordato il Pontefice – di confermare un impegno: quello di contribuire con il vostro lavoro a una società più giusta e vicina ai bisogni dell’uomo. Volete riflettere insieme sull’etica del fare impresa; insieme avete deciso di rafforzare l’attenzione ai valori, che sono la spina dorsale dei progetti di formazione, di valorizzazione del territorio e di promozione delle relazioni sociali, e che permettono una concreta alternativa al modello consumistico del profitto a tutti i costi». Il Papa ha dunque ricordato che è l’espressione “fare insieme” quella scelta dalle imprese «come guida e orientamento. Essa ispira a collaborare, a condividere, a preparare la strada a rapporti regolati da un comune senso di responsabilità. Questa via apre il campo a nuove strategie, nuovi stili, nuovi atteggiamenti». Proseguendo nel suo discorso, il Papa ha aggiunto rivolto agli industriali che «siete chiamati a tutelare la professionalità, e al tempo stesso a prestare attenzione alle condizioni in cui il lavoro si attua, perché non abbiano a verificarsi incidenti e situazioni di disagio. La vostra via maestra sia sempre la giustizia, che rifiuta le scorciatoie delle raccomandazioni e dei favoritismi, e le deviazioni pericolose della disonestà e dei facili compromessi».

Il Papa: coinvolgere soggetti dimenticati o trascurati

Papa Francesco inoltre chiede alle imprese un occhio di riguardo per le famiglie, gli anziani e i giovani. «Nel complesso mondo dell’impresa, “fare insieme” significa investire in progetti che sappiano coinvolgere soggetti spesso dimenticati o trascurati. Tra questi – ha detto il Papa nell’udienza  -, anzitutto, le famiglie, focolai di umanità, in cui l’esperienza del lavoro, il sacrificio che lo alimenta e i frutti che ne derivano trovano senso e valore. E, insieme con le famiglie, non possiamo dimenticare le categorie più deboli e marginalizzate», come gli anziani e i giovani. Insomma, un’attenzione maggiore ai potenziali lavoratori, i giovani, che, «prigionieri della precarietà o di lunghi periodi di disoccupazione, non vengono interpellati da una richiesta di lavoro che dia loro, oltre a un onesto salario, anche quella dignità di cui a volte si sentono privati. Tutte queste forze, insieme, possono fare la differenza per un’impresa che metta al centro la persona», ha detto il Papa. «Gli anziani potrebbero ancora esprimere risorse ed energie per una collaborazione attiva, eppure vengono troppo spesso scartati come inutili e improduttivi». E ha concluso con un duro monito: «La legge suprema sia in tutto l’attenzione alla dignità dell’altro, valore assoluto e indisponibile. Sia questo orizzonte di altruismo a contraddistinguere il vostro impegno: esso vi porterà a rifiutare categoricamente che la dignità della persona venga calpestata in nome di esigenze produttive, che mascherano miopie individualistiche, tristi egoismi e sete di guadagno».

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