Oxford Analytica, Regeni? Ma che spia: collaborava alla newsletter

17 Feb 2016 15:00 - di Giulia Melodia

Solo 24 ore fa la Oxford Analytica si chiudeva dietro un secco no comment in merito al ruolo e al tipo di collaborazione in corso tra il think tank britannico e Giulio Regeni. O meglio: nel lamentare la diffusione di notizie confuse e contraddittorie sul proprio conto, la Oxford Analytica ha fatto chiaramente sapere di non voler parlare in questo momento coi media italiani sulla vicenda del ricercatore ucciso in Egitto; tanto che fonti in contatto col centro studi hanno riferito che in questi giorni tra quelle stanze si respira un’aria di irritazione fra i responsabili dell’organizzazione, che negano di essere legati a qualunque agenzia di intelligence e lamentano inesattezze sulle ricostruzioni della loro attività.

La Oxford Analytica: «Regeni faceva newsletter»

Ma il diffondersi e l’accavallarsi delle notizie e delle supposizioni ha in qualche modo costretto il think thank britannico a chiarire il proprio ruolo e ad entrare nel merito della vicenda. Tanto che Graham Hutchings, numero uno di Oxford Analytica, in un’intervista alla Stampa si è sentito in dovere di spiegare e argomentare: «Giulio Regeni si occupava di produzione editoriale. La Oxford Analytica rilascia un daily brief, una newsletter, con la lista dei suoi prodotti editoriali, eventi, trend economici, analisi di politica internazionale, gli studi che forniamo ai nostri clienti in tutto il mondo. Regeni lavorava a questo daily brief, è stato con noi da settembre 2013 a settembre 2014, quando ha deciso di andare a Cambridge per specializzarsi nella sua passione che era il Medio Oriente. A noi è dispiaciuto molto, perché era un giovane promettente». E sulla natura della Oxford Analytica ha poi aggiunto: «La conseguenza del fatto che collaboriamo con qualcuno dell’intelligence dovrebbe essere che ne siamo parte? In Gran Bretagna, e forse anche in Italia, succede che quando dei funzionari del governo vanno in pensione si mettano poi a lavorare come consulenti nel privato», spiega Hutchings. «Nel nostro board ci sono alcuni che vengono da quel mondo, ma altri dalla finanza, l’economia e da esperienze diverse. Siamo molto aperti alle collaborazioni con il mondo dell’accademia. Siamo un think tank privato e sopravviviamo perché vendiamo analisi, non consigli politici, ma analisi».

La collaborazione di Regeni al think thank britannico

A ribadire poi le dichiarazioni rilasciate dal numero uno del centro studi britannico, inoltre, è intervenuto Chris Oates, tra gli uomini di punta della Oxford Analytica, il quale sul tipo di collaborazione ingaggiata tra il think thank e Regeni, in un’intervista rilasciata a Qn ha sostenuto: «Giulio Regeni si è unito a noi nel settembre del 2013. Era un ricercatore, si occupava di Medio Oriente. Io, invece, curavo gli Stati Uniti. Non lavoravamo assieme sui singoli progetti, ma facevamo parte dello stesso team. Aveva un ruolo tecnico, ovvero si assicurava che il sito funzionasse e che il nostro magazine giornaliero raggiungesse tutti gli iscritti, e svolgeva attività di ricerca… Non so quanti report abbia scritto, ma sicuramente ha collaborato alla stesura di molti: il nostro è un lavoro di squadra». Un lavoro di squadra a servizio di clienti del calibro degli «Stati Uniti, Francia, Onu, Emirati Arabi Uniti, Arabia Saudita e grandi aziende come Ernst & Young, Chevron o Shell». E tra i clienti di Oxford Analytica – sostengono dal centro – non ci sono servizi segreti, assicura Oates, che esclude «totalmente» la possibilità che Regeni fosse in contatto con qualche 007, «anche perché il carico di lavoro per il dottorato non gli lasciava tempo per fare altre cose».

Il fronte delle indagini

Intanto, sul fronte delle indagini emerge che nei giorni che hanno preceduto la scomparsa di Giulio Regeni né poliziotti né altri soggetti si sarebbero presentati al condominio dove viveva per fare domande su di lui: la testimonianza dei coinquilini, raccolta dagli investigatori egiziani e da quelli italiani al Cairo, complica ulteriormente il mistero sulla morte del ricercatore friulano. E conferma, come ormai è chiaro da giorni, che attorno al brutale omicidio la macchina dei depistaggi gira a pieno ritmo. Tanto che la famiglia del ricercatore friulano è stata costretta anche in queste ore a ribadire, una volta di più, e con una nota ufficiale, che Regeni nulla aveva a che fare con «qualsiasi servizio segreto, italiano o straniero»: affermarlo – hanno sostenuto i familiari della vittima – «significa offendere la memoria di un giovane universitario che aveva fatto della ricerca sul campo una legittima ambizione di studio e di vita». Era stato il New York Times, nei giorni scorsi, a riportare una testimonianza anonima secondo la quale la sera del 25 gennaio attorno alle 19, due poliziotti, uno dei quali sarebbe stato visto nella zona in precedenti occasioni fare domande proprio su Regeni, avrebbero fermato Giulio e, dopo avergli controllato passaporto e zaino, lo avrebbero portato via. Una versione presa con la massima cautela dagli inquirenti italiani, anche alla luce di due risultanze investigative ormai accertate: la telefonata con il professor Giulio Gervasio alle 19.40, per darsi appuntamento dalle parti di piazza Tahir, e la chat su Facebook con la fidanzata, un minuto dopo.

Gli investigatori al lavoro tra smentite e depistaggi

Gli investigatori, inoltre, non hanno ancora avuto alcuna immagine delle telecamere: semplicemente perché non ci sono più, cancellate a fine mese poiché nessuno è andato a chiederle. Un atteggiamento che la dice lunga sulla collaborazione egiziana. A tre settimane dalla scomparsa, dunque, l’unico elemento certo è sempre lo stesso: Giulio è scomparso la sera del 25 gennaio a pochi metri da casa sua, sequestrato da qualcuno che l’ha picchiato, seviziato, torturato a lungo fino a ucciderlo brutalmente. Modalità che nulla hanno a che fare con un atto di criminalità comune, come per giorni hanno tentato di accreditare gli egiziani, e che hanno spinto gli inquirenti italiani ad indagare soprattutto sui contatti e sulle ricerche svolte da Regeni, collaborazione con la Oxford Analytica compresa.

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