Nozze e adozioni gay, nel Pd è caccia ai catto-dem: «Hanno rotto il c…o»
Nel Pd alle prese con il ddl Cirinnà sulle unioni gay la confusione è totale e il clima interno comincia a farsi elettrico. Lo conferma la sorprendente caduta di stile dell’eurodeputato Daniele Viotti che in un tweet non ha usato troppi riguardi verso i suoi colleghi catto-dem: «La dico semplice, ma non mi vengono altre parole: i senatori Di Giorgi, Lepri e i cattodem hanno rotto il cazzo». Un “elegante francesismo” che la dice lunga sulle probabilità di raggiungere un’intesa capace di assicurare l’approvazione della cosiddetta stepchild adoption senza ricorrere al “supercanguro” ammazza-emendamenti e riducendo al minimo i voti contrari dei senatori del Pd. Una quadratura del cerchio a dir poco difficile ma che, almeno al momento, nessuno vuole escludere.
L’eurodeputato Viotti lo ha scritto in un tweet
«I catto-dem sembrano appartenere a un altro partito, perché continuano a mostrare sui gay posizioni più ideologiche che politiche», rincara la dose il deputato Alessandro Zan, componente della bicameralina sulle unioni civili. Solidarietà ai cattolici del Pd arriva dagli alleati di Aera Popolare (Ncd-Udc). A portarla è Paola Binetti: «Non c’è dubbio che si siano esercitate su di loro notevoli pressioni per ammorbidirne il dissenso e rimuovere la ragione di fondo che li vede attestati su una posizione alternativa rispetto al pensiero dominante nel partito», ha sottolineato la parlamentare.
Le “famiglie gay” confidano in Napolitano. Che glissa: «Vedremo»
L’alta tensione che si è scatenata nel Pd rischia di coinvolgere persino il presidente emerito della Repubblica, Giorgio Napolitano, destinatario di un appello pro-gay da parte delle cosiddette “famiglie arcobaleno” a fare quanto in suo potere per arrivare all’approvazione della legge. Napolitano ne ha parlato a margine di un convegno su Ezio Vanoni su sollecitazione dei giornalisti: «Risponderò direttamente – assicura l’ex-presidente – . E’ un appello che capisco. Naturalmente non ho alcun ruolo negoziale. Si vedrà quali emendamenti saranno messi al voto e ciascuno si regolerà di conseguenza».