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Meloni:  «Aspetto un figlio e la campagna elettorale non è la strada giusta»

Meloni: «Aspetto un figlio e la campagna elettorale non è la strada giusta»

Home livello 2 - di Redazione - 4 Febbraio 2016 - AGGIORNATO 4 Febbraio 2016 alle 12:53

A vederla, in tailleur nero e camicia rossa, non si direbbe mai: «La pancia non si vede? Beh, non sono nemmeno al terzo mese, e poi sto attenta alla dieta, non vorrei prendere troppi chili…» sorride Giorgia Meloni, protagonista di uno dei casi politico-mediatici più fragorosi degli ultimi tempi: per l’annuncio della sua gravidanza caduto proprio nel giorno del Family Day; per il fatto che è arrivato — in quella piazza tradizionalista — da una donna non sposata; e soprattutto perché è stata oggetto di «insulti, attacchi, assalti feroci che mai avrei immaginato potessero arrivare». A consolarla, racconta, è stato il suo (da un anno) compagno Andrea Giambruno, autore Mediaset: «No perché — ride —, vorrei rassicurare tutti quelli che dubitavano, un uomo ce l’ho, non è stato lo Spirito Santo…».

Meloni sicura: “Quell’annuncio non lo rifarei mai…”

Lui le ha «nascosto le cose più brutte, ha cercato in tutti i modi di proteggermi, fa sempre cosi», con lui fantastica: «Quanto vorrei fosse maschio: vengo da una famiglia di sole donne, sorella, nipoti, ho pure il cane femmina, vediamo se riesce il miracolo!». Con lui, quando sarà, magari si sposerà: «Chissà, vediamo che succederà…». Appare felice la leader di Fratelli d’Italia, che comunque una certezza ce l’ha: «Quell’annuncio non lo rifarei mai. Oggi difenderei con tutte le mie forze questa piccola vita che mi cresce dentro, e che non sono riuscita a tenere lontana dalle brutture a cui pure la politica mi ha abituata». La solidarietà politica corale è una consolazione? «È vero, mi hanno fatto sentire affetto. Con l’unica eccezione dei 5 Stelle, guarda caso quelli che finiscono sempre per assecondare gli istinti peggiori del popolo dell’anonimato in rete». Le sono state anche mosse accuse politiche, però: perché fare quell’annuncio in quella piazza? «Perché mi è venuto, perché lo sentivo, perché non ci vedevo nulla di male, perché da tempo mi pressavano “che farai su Roma, ti candiderai, quando scioglierai la riserva”?».

Meloni su Roma: “disponibile a tutto per la mia città, che amo, a fare il capolista o qualunque altra cosa”

Lei non è sposata, quella è una piazza tradizionalista. «Ma io non contesto il ddl Cirinnà sulla base di una convinzione etico-religiosa, non mi interessa se una coppia è sposata in Chiesa, civilmente, se non lo è, se convive o no. Io contesto la pretesa assurda di volere a tutti i costi un figlio come fosse un diritto acquisito, contesto il capriccio di chi — forte perché organizzato in gruppo, perché adulto, perché vota, perché spesso ha i mezzi per una fecondazione etcrologa o una maternità surrogata —vuole decidere sulla pelle di bambini che non sono oggetti da creare a piacimento. Lo trovo un ipocrita sotterfugio per far passare come legali pratiche che non lo sono». Sulla stepchild non cambia idea, ma per la corsa a sindaco la maternità l’ha convinta a rinunciare? «Premetto: una gravidanza non impedisce a una donna di vivere pienamente la sua vita e il suo impegno, non è ne deve essere vissuta come ostacolo, mai. Ma non c’è dubbio – spiega a “Il Corriere della Sera” – che una campagna elettorale che si concluderebbe al settimo mese per un mandato che ti impegna anima e corpo mentre nasce il tuo primo figlio, ti porta a pensare che non sia la strada giusta. Io sono disponibile a tutto per la mia città, che amo, a fare il capolista o qualunque altra cosa. Ma potrei candidarmi solo se non ci fosse nessun’altra soluzione possibile, solo come extrema ratio».

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4 Febbraio 2016 - AGGIORNATO 4 Febbraio 2016 alle 12:53