Immigrati, bombe anarchiche contro i Cie: trovato quinto pacco esplosivo

27 Feb 2016 16:45 - di Redattore 89
pacchi bomba immigrati

Era in grado di procurare ferite gravi alle mani e agli occhi l’ordigno che è stato recapitato a una ditta di Ravenna, che si occupa di sicurezza e igiene, tra l’altro, in strutture per immigrati. Si tratta del quinto pacco bomba intercettato in pochi giorni e indirizzato a ditte che lavorano con i Cie, i Centri di identificazione ed espulsione, in diverse zone d’Italia.

La pista anarco-antagonista

È stata un’impiegata ad accorgersi che qualcosa non andava in quel pacco dal mittente anonimo e, quindi, ad avvertire la polizia. Una intuizione grazie alla quale la donna è riuscita a salvarsi da lesioni permanenti anche molto gravi: benché piuttosto rudimentale, il pacco bomba era perfettamente in grado di esplodere. Secondo gli inquirenti, con ogni probabilità la matrice è anarco-antagonista, una deduzione che nasce dall’inquietante sequenza di attentati intercettati negli ultimi giorni.

Pacchi bomba contro l’identificazione degli immigrati

Solo tra il 20 e il 22 febbraio pacchi bomba in tutto e per tutto simili a quello di Ravenna – busta gialla e una quantità di esplosivo in grado di fare davvero male – sono stati scoperti a uno Torino, due a Bari e uno a Bologna. Per quest’ultimo, trovato nel centro meccanografico e indirizzato a una ditta pugliese, era stata anche intercettata la lettera di rivendicazione.

Dagli enti agli impiegati: per gli antagonisti tutti sono bersagli

Indirizzata alla redazione romana di Repubblica, la lettera faceva esplicito riferimento alla ripresa della campagna contro i Cie, che era stata lanciata nel maggio dello scorso anno, con tanto di opuscolo esplicativo pubblicato sui siti dell’area antagonista. «I cieli bruciano. Dei centri di identificazione ed espulsione e di coloro che ne permettono il funzionamento», era il titolo dell’opuscolo, che conteneva, tra l’altro, un elenco di ditte che lavoravano con i Cie. Una lista di potenziali bersagli che è tornata a circolare in rete, insieme al rilancio della campagna dinamitarda. «I Cie si chiudono con il fuoco. I Cie sono ogni ditta, ente e persona che collabora con la sofferenza e la reclusione dei senza documenti», si leggeva nel documento del 2015, nel quale, tutti, anche semplici impiegate come quella della ditta di Ravenna, sono colpevoli da colpire con le bombe.

 

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