Il “canguro” s’è azzoppato: il voto è rinviato e il Pd ritarda la disfatta

16 Feb 2016 19:32 - di Redazione

L’Aula del Senato ha votato a favore della richiesta avanzata dalla presidente dei senatori del gruppo Misto Loredana De Petris di sospendere la seduta dedicata al ddl sulle unioni civili dopo la decisione del M5S di non votare l’emendamento “canguro” di Marcucci. Il capogroppo Alberto Airola aveva appena  dichiatato il no del suo gruppo. «Non me la sento di costringere il mio gruppo a votare l’emendamento canguro di Marcucci». Il capogruppo grillino aveva chiesto  di «andare avanti con 500 emendamenti a voto palese». Immediata e furiosa la reazione del Pd.  «M5s si assume una pesantissima responsabilità». Senza i voti 5 Stelle il «canguro”, di cui Marcucci è primo firmatario, è seriamente a rischio. E la decisione dell’Aula di rinviare il voto salva il Pd da una quasi certa disfatta.Ma la sconfitta è solo rinviata. E se i renziani vogliono salvare la faccia dovranno seriamente accettare un compromesso, a questo punto al ribasso, con le forze contrarie alla stepchild adoption. In precedenza il capogruppo del Pd aveva dichiarato. “C’è la vulgata che con l’emendamento Marcucci si elimina la discussione. Ne eliminerà la metà. Voteremo tutti gli articoli, compreso l’articolo 5 a voto segreto. Il provvedimento puo’ essere discusso in tutte le parti”.

L’aula di Palazzo Madama ha fatto registrare il “tutto esaurito” con i banchi del governo gremiti di ministri e di sottosegretari. L’emiciclo era strapieno come lo sono le tribune del pubblico e della stampa. C’è quasi un effetto-stadio. Ed in effetti il clima è stato da partita, anzi da derby: “canguro” contro “spacchettamento”. Il canguro punta a superare tutti gli emendamenti (solo la Lega ne aveva depositato 4500, ritirati dal capogruppo Marco Centinaio ad inizio seduta) e si torna al testo originario comprensivo dell’altrettanto contestata stepchild-adoption, di cui – a quel punto – si potrà modificare il come ma non il se. Tutt’altra musica è se invece passa lo “spacchettamento”: in tal caso, infatti, l’effetto canguro resta ma è selettivo e sarà quindi possibile salvare gli emendamenti soppressivi o profondamente modificativi degli aspetti più contrastati del provvedimento. La mossa della Lega è stata una sfida lanciata al Pd a ritirare il suo. Visto che non lo ha fatto, ha dato ragione a Centinaio che in mattinata aveva, poco elegantemente ma efficacemente, detto che «la parola del Pd vale meno di un peto».

A fare da arbitro tra le due opzioni è stato il M5S, che dopo aver tanto amoreggiato con il Pd ora fa marcia indietro.  I tatticismi dei grillini hanno innervosito  il Pd al punto da far dire al sottosegretario Luciano Pizzetti (ma Renzi non aveva giurato sull’estraneità del governo?), che «se il M5S voterà sì allo spacchettamento si assumerà la responsabilità di mettere a rischio il ddl. Vorrei solo si rendessero conto che stanno giocando sulla pelle degli italiani». E sai quanto fa piacere agli italiani sentire tanto frastuono intorno ad una legge che interessa sì e no poche migliaia di persone.

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