La fanfaronata di Renzi: a dicembre inaugurerò la Salerno-Reggio Calabria…

22 Feb 2016 13:12 - di Alessandra Danieli

Lo sa anche lui che è una sparata. Però ci prova. Il miracoloso Renzi riuscirà dove nessuno ce l’ha fatta? «Fatemi fare una pubblicità progresso. So che non ci crederete, ma il 22 dicembre inaugureremo la Salerno-Reggio Calabria». L’annuncio del premier fanfarone, non a caso, è fatto davanti alla stampa estera che forse non conosce lo psicodramma dell’autostrada più fantomatica tra le opere pubbliche italiane, nominata dai maligni «il corpo del reato più lungo d’Italia». E che non sa che lo start per sbloccare gli eterni cantieri dell’autostrada più lunga d’Italia è arrivato dai governi Berlusconi che hanno permesso l’ampliamento della grande opera. Nel corso degli anni dall’inizio del lavori non c’è stato capo del governo, ministro o sottosegretario che sia riuscito a mantenere la promessa. E lo stesso Renzi ha già “bucato” il primo appuntamento annunciato di finire l’autostrada entro il 2015.

Il bluff della Salerno-Reggio Calabria

Lo sanno bene gli italiani costretti a farsi il segno della croce quando imboccano la sedicente autostrada (in realtà una statale a due corsi con uscite ogni 9 chilometri) nella speranza di raggiungere il capoluogo calabro magari con l’illusione di imbarcarsi per la Sicilia. Per non parlare dell’incubo del trasporto merci per gli oltre 3000 tir al giorno. Nelle intenzioni la A3, secondo troncone dell’Autostrada del sole che attraversa da Nord a Sud lo stivale, dovrebbe collegare “velocemente” la Campania alla Calabria attraversando la Campania, la Basilicata e la Calabria per circa 500 chilometri.

Gli eterni cantieri

Iniziata nel lontano 1964, due anni dopo venne aperto il tratto Salerno Lagonegro, due anni dopo un altro tratto impervio per la natura del territorio fino a Cosenza e finalmente nel 1972 l’autostrada venne completano fino a Reggio Calabria. Ma, sorpresa delle sorprese, a lavori ultimati, venne alla luce il bluff: una superstrada con due corsie strette, senza corsie di emergenza, che nel  corso dei decenni è stata teatro di migliaia di incidenti mortali e di ingorghi chilometrici. Negli anni seguenti si sono susseguiti progetti di ammodernamento e ampliamento mai completati anche per infiltrazioni mafiose nel ginepraio degli appalti dei cantieri.  Promesse al vento e costi lievitati a ogni governo. Dal governo Craxi, che pure non riuscì nel miracolo, sono trascorsi altri trenta anni di annunci spot. Dal 1985 non c’è ministro delle Infrastrutture che non abbia annunciato il taglio del nostro del completamento dell’A3 entro «un anno, al massimo due». L’ultimo risale al governo Monti il cui superministro dell’Economia, Corrado Passera che ci mise la faccia (perdendola) promettendo  la chiusura dei cantieri entro il 2013.

L’Anas smentisce Renzi

L’annuncio a effetto di Renzi, già pronosticato dall’ex ministro Graziano Delrio, però è stato smentito dall’Anas che ha spostato la data di chiusura del viadotto Italia al  21 novembre 2017. Per avere un’autostrada normale bisognerà quantomeno aspettare quella data. Per ora l’Autostrada è ancora una gruviera fatta di deviazioni improvvise, lavori perennemente in corso che costringono gli automobilisti, quando va bene, a fare la gincana tra i birilli.

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