Borse, nuova giornata nera. Come finirà? Ecco le previsioni per il 2016

3 Feb 2016 19:39 - di Tito Flavi

Borse, nuova giornata nera. Una nuova tempesta si è abbattuta su Piazza Affari, maglia nera tra le Borse europee, che in giornata ha ceduto fin oltre il 4%, trovando nuovi minimi. Sceso a quota 17.412 punti, l’indice Ftse Mib (-2,85% in chiusura) è tornato ai livelli della fine di settembre del 2013. Quasi tutto in rosso l’indice delle blue chips, tra scambi brillanti per 3,32 miliardi di euro di controvalore, tranne una manciata di titoli (Ferragamo +1,38%, Tod’s +0,76% e Tenaris +0,34%). Sotto pressione le banche, molte delle quali congelate più volte per eccesso di ribasso nel corso di una seduta piuttosto tormentata, a seguito anche di una serie di ribassi dei prezzi obiettivo da parte di Citigroup. La maglia nera l’ha indossata Banco Popolare.

È ormai da mesi che dura l’altalena della Borse, tra preoccupazione legate al rallentamento della Cina e calo del prezzo del petrolio. La negativa giornata di mercoledì  era cominciata con un calo della Borsa di Tokyo. I fattori, ormai strutturali, di perturbazione dei mercati finanziari fanno sorgere, in molti risparmiatori, un’ansia crescente. E quasi tutti si chiedono: come andrù bel 21016? Per cercare di capirlo «bisogna ascoltare due campane, la versione dei pessimisti (o ribassisti) e quella degli ottimisti». Così si legge su Panorama.  Per i pessimisti la «tempesta è vicina: il 2016 sarà quasi una replica del 2008 e nei prossimi mesi le Borse continueranno a registrare altri violenti scossoni, un po’ come quelli che abbiamo visto lo scorso gennaio e agosto. Meglio proteggersi, quindi, su investimenti più sicuri ed evitare, o almeno usare estrema prudenza, sui listini azionari». Questa è l’opionione, ad esempio, di un importante investitore indipendente francese, come Carmignac. «Per altri, ad esempio Alessandro Fugnoli, esperto della boutique di investimento milanese Kairos e autore di una seguita newsletter di analisi dei mercati, il 2016 invece “sarà la classica correzione che accade a due terzi di un ciclo economico”, quando si pensa erroneamente che il ciclo stia per finire. Insomma, la fine del mondo è rimandata a data da destinarsi».

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