Arrestati i genitori di Jihadi Jack: spedivano denaro al figlio terrorista

5 Feb 2016 11:45 - di Giulia Melodia

Arrestati i genitori di Jihadi Jack, il primo terrorista britannico, bianco, affiliatosi all’Isis. Sui due pesa il sospetto di aver tentato di inviare denaro in Siria utile a finanziare le azioni dei terroristi. Madre e padre del miliziano jihadista hanno provato ovviamente a difendersi: ma l’ombra del dubbio incombe sul loro operato e mette seriamente in discussione la buona fede delle loro intenzioni…

Gran Bretagna, arrestati i genitori di Jihadi Jack

E così, sono stati sottoposti per qualche ora a fermo di polizia in Gran Bretagna i genitori di Jack Letts, il ventenne di Oxford partito per la Siria dopo la conversione all’Islam e indicato dai media – con il nomignolo di Jihadi Jack – come il primo «jihadista bianco» britannico unitosi alle file dell’Isis. L’episodio è stato denunciato dai due stessi protagonisti (loro si dicono vittime?) della vicenda, John e Sally Letts, coppia inglese di estrazione borghese e progressista, i quali si sono difesi sostenendo di aver solo cercato di mandare al figlio in Siria del denaro necessario «per comprare cibo e occhiali nuovi».

Una debole difesa che incrementa i sospetti della polizia

Ma le loro argomentazioni non sembrano convincere gli inquirenti inglesi, anzi: secondo fonti investigative il sospetto contenuto nell’atto d’accusa è che quei soldi, invece, «potessero essere usati a fini di terrorismo». E del resto, mandare denaro a un figlio che milita tra i miliziani del più spistato e nutrito esercito di milizani del terrore, schiavisti e tagliagole, non è un gesto che può non destare il sospetto che ogni finanziamento utile venga comunque devoluto alla “causa” stragista. «È folle che non possiamo mandargli un penny per aiutarlo senza essere accusati di sostenere il terrorismo», ha replicato di contro John Letts, citato dalla Bbc. Una difesa debole, almeno quanto quella tentata dal figlio, il fatidico Jihadi Jack, che proprio nei giorni scorsi si è fatto vivo sul web, dopo che la sua storia era finita sui media, negando di aver aderito all’Isis, ma non di essersi trasferito nella zona di Raqqa, roccaforte siriana dei jihadisti. Ma stare al fronte e non essere tra i combattenti in prima linea è però un po’ come dire di voler spedire sterline a un figlio che ha aderito alla jihad pensando che quel denaro il ragazzo lo usi per i pasti e per togliersi i suoi “sfizi” di ventenne come tanti altri…

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