Quattro anni dopo per i marò l’odissea non è finita. Parla la moglie di Girone
Quattro lunghi anni: era il 15 febbraio 2012 quando iniziò l’odissea dei due marò italiani Salvatore Girone e Massimiliano Latorre e ancora non è stato chiuso un capitolo che ha leso la dignità dell’Italia facendone precipitare la credibilità. A parlare in questo anniversario e senza che si siano raggiunti risultati concreti (incredibile, dopo tutto questo tempo) è Vania Ardito, la moglie di Salvatore Girone, ancora trattenuto in India (Latorre è in Italia per curare i postumi di un ictus). “Salvatore – afferma la moglie intervistata dal Giornale – si sente come si sentirebbe qualsiasi uomo ingiustamente privato della sua libertà. Mio marito dice sempre ai suoi figli, alla sua famiglia, che vuole tornare a casa”. In quattro anni e tre governi che si sono succeduti molte cose non hanno funzionato visto che, come sottolinea Vania, “nei confronti di Massimiliano e Salvatore non è neppure stato emesso un capo d’accusa e in ogni caso il processo a loro carico non si deve celebrare in India ma in Italia”. Ora è stata imboccata la strada dell’arbitrato internazionale: avrà successo? “Credo che la giustizia arbitrale ci permetterà di fare passi in avanti, finalmente siamo usciti dal circolo vizioso della giustizia indiana”. E l’umore di Salvatore Girone? “Salvatore è impiegato nell’ufficio militare dell’ambasciata e nel tempo libero studia. Dopo essersi diplomato si è iscritto all’università, ha tanta voglia di imparare e continuare a crescere. In questo modo cerca pure di trasmettere ai figli un esempio di padre che non si fa condizionare dalla triste realtà, ma che trova motivazioni per andare avanti”.