Adozioni gay, ecco gli otto “coraggiosi” del Pd che sfidano Renzi
In otto sfidano Renzi. «Si rinunci a tentare la strada della sintesi più alta anche sul nodo della stepchild adoption, stralciando l’articolo 5 e affrontando la questione all’interno di un’organica riforma degli istituti paragenitoriali. Allo stato in cui si è giunti nel dibattito va evitata qualunque forzatura che rischierebbe di lasciare una ferita profonda all’interno del Pd, partito che per sua ambizione deve essere luogo di confronto di culture e ispirazioni diverse». È questo il senso dell’appello che un gruppo di deputati democratici lanciano ai colleghi del gruppo Pd del Senato, impegnati nelle votazioni sul ddl firmato da Monica Cirinnà (nella foto) . «In queste ultime settimane di discussione franca e limpida – riconoscono Simonetta Rubinato, Tino Iannuzzi, Teresa Piccione, Alfredo Bazoli, Ernesto Preziosi, Mino Taricco, Giovanna Palma e Piergiorgio Carrescia – si sono fatti alcuni passi avanti sulla strada di una condivisione più larga del testo. È oggi infatti a portata di mano, tramite gli emendamenti depositati , una modifica del testo per eliminare gli eccessivi e impropri rimandi alla disciplina del matrimonio,attraverso una riformulazione de gli articoli 2 e 3 in coerenza con il dettato costituzionale come in molti avevamo richiesto». Per i parlamentari firmatari dell’appello rimane però il nodo dell’articolo 5: «Oggi, dopo le dichiarazioni di Grillo, è caduta la barriera che impediva di fatto di riaprire la discussione sul punto, anche all’interno del Pd. Non vi è più infatti il vincolo della intangibilità dell’art. 5, pena la perdita del consenso del M5S sull’intera legge. Oggi dunque è politicamente possibile tentare una sintesi politica più condivisa. Ed è ciò che chiediamo al nostro partito, ai nostri colleghi del gruppo al Senato. Il Parlamento ha il dovere di garantire i diritti dei minori senza legittimare comportamenti gravemente antigiuridici».