Nei talk show debuttano le islamiche. Perché non le ragazze di Colonia?
I talk show sono in crisi, lo sappiamo. Ascolti sempre più striminziti, risse verbali ormai scontate, politici usurati dalla telecamere. Sbadigli e scarso interesse. Ma l’aggressività jihadista da un lato e gli inqualificabili fatti di Colonia dall’altro hanno reso possibile l’ingresso nei salotti televisivi di una nuova tipologia: la donna islamica moderata. A cosa serve? Non certo a fare chiarezza, perché i talk show non hanno questa mission, cioè l’approfondimento, ma hanno la sola funzione dell’intrattenimento. Anche la donnai slamica deve fare a modo suo spettacolo, quindi. Magari scontrandosi con qualche esponente della destra e in ogni caso essa serve a neutralizzare, ad addomesticare, l’immagine della donna musulmana sottomessa, inferiore all’uomo, maltrattata e priva di diritti.
L’esordio di Chaima Fathi a Ballarò
Il primo esordio è stato quello, a Ballarò, di Chaima Fathi, la studentessa di Modena di 22 anni, musulmana praticante, che ha scritto a Repubblica una lettera di fuoco contro i terroristi di Parigi. È cittadina italiana, vuole fare l’avvocato, ma soprattutto vuole battersi contro quelli che fanno dell’Islam una religione di guerra e non di pace. Porta il velo, è graziosa e pacata. Ma di certo con il suo punto di vista, di una ragazza ormai integrata, non è possibile leggere la condizione di tutti gli islamici che vivono in Occidente. Chaima poi è diventata ancor più popolare da quando ha rifiutato un bacio sulla guancia da parte di Pippo Baudo. Il celebre conduttore aveva detto un’ovvietà: i musulmani in quanto ospiti devono accettare le regole, i valori, il modo di vivere dell’Occidente. Ma la ragazza musulmana anziché convenire si è risentita: “Sono ospite ma anche figlia di questo paese”. A quel punto Baudo cerca di darle un bacio, lei concede solo una stretta di mano. Gli opinionisti si scatenano: ha sbagliato Chaima o ha sbagliato Baudo? Che importa, l’importante è che si sia fatto un po’ di show.
La teologa invitata da Lilli Gruber
Qualche sera fa poi, l’esordio da Lilli Gruber di Nidras Breigheche, presentata come teologa, membro del direttivo dell’Associazione islamica delle guide religiose. La signora si è subito scontrata con Daniela Santanché sulla questione del velo integrale (che secondo lei non va proibito). Ha detto che bisogna respingere i luoghi comuni sull’Islam e che nel Corano c’è scritto che uomo e donna hanno la stessa dignità. E sui fatti di Colonia? Anziché condannarli si è limitata a dire che gli aggressori, tutti ubriachi, non erano certo buoni musulmani e poi neanche si sa se erano musulmani perché le indagini sono ancora in corso. Un intervento, il suo, perfettamente strumentale alla strategia comunicativa delle femministe, che minimizzano le aggressioni di Colonia per paura di essere accusate di razzismo. Infatti la presunta “filosofa” invitata nello studio di Otto e mezzo, Gloria Origgi, le ha fatto sponda dicendo che l’Islam è una religione più avanzata di quella cattolica, dove alle donne è negato il sacerdozio. La teologa musulmana a quel punto ha rincarato la dose: non possiamo dire – ha osservato – che la religione cristiana incoraggia la pedofilia perché ci sono preti pedofili. E quando la Santanchè ha ricordato la condizione femminile in Arabia Saudita, la “filosofa” ha replicato con le consuete critiche a Berlusconi. Grande confusione ma rissa assicurata, con la complicità delle fedeli di Maometto. A nessuno è venuto in mente di contattare una della vittime di Colonia. Eppure se le denunce sono state più di 600 (653 per l’esattezza) non era poi così difficile scovarne una. Ma anziché raccontare i fatti per come si sono verificati meglio mettere in scena uno “scontro di civiltà” da bar sport.