Statue “rivestite” e niente vino in tavola: così l’Italia s’inchina a Rohani

26 Gen 2016 12:52 - di Martino Della Costa

Nudi coperti, statue “inscatolate“, arte sacrificata in nome della rinnovata relationship tra Italia e Iran La seconda giornata romana del presidente iraniano Hassan Rohani, è cominciata con una visita ai Musei Capitolini che non mancherà di frullare polemiche. Non a tutti, infatti, è piaciuta la decisione di “rivestire” i nudi delle statue per non offendere Rohani e per non mettere in imbarazzo i media iraniani al seguito del loro presidente. Un sorprendente omaggio alla cultura islamica reso ancor più clamoroso dall’esiguo spazio dedicato dai colloqui ufficiali al tema del rispetto dei diritti umani e delle ostilità con Israele.

Capezzone: «L’Iran non rispetta i  diritti umani»

Ad insorgere è Roberto Capezzone, deputato del gruppo Conservatori e riformisti fondato da Raffaele Fitto, che definisce «imbarazzanti» gli «inchini e i balbettii della politica e delle istituzioni italiane – governo in testa – verso l’Iran di Rohani». È proprio l’ex-radicale, da sempre attestato su posizioni atlantiste e filoisraeliane, a collegare i «balbettii» italiani verso Teheran a quello che bolla come «tocco di ridicolo» e cioè la copertura di alcune statue nude nei Musei Capitolini. «L’Italia – si chiede polemicamente Capezzone – si riduce a questo? A non portare vino a tavola, sempre per non ‘offendere’? Lo ricorderemo – ha concluso – la prossima volta che sentiremo parlare di cultura come strumento per battere terrore e integralismo».

Per Rohani l’Italia è partner importante

Polemiche a parte, la visita di Rohani a Roma, e prima ancora a Parigi, è parte di un disegno strategico il cui obiettivo consiste nella ricostruzione di una trama diplomatica in grado di estrarre il regime di Teheran dall’isolamento in cui è stato finora. Lo “sdoganamento” del regime di Teheran è stato reso possibile proprio dal suo più grande ed irriducibile nemico, gli Stati Uniti. È stata infatti l’amministrazione Obama, con un attivismo che non è piaciuto né ai repubblicani americani né ad Israele, a condurre in porto l’accordo sul nucleare. Dopo la storica firma, l’Iran ha avviato l’offensiva diplomatica in occidente, tra cui con gli incontri con il presidente Sergio Mattarella, che ha siglato la ripresa dei rapporti tra Italia e Iran, e successivamente, in Campidoglio, con il premier Matteo Renzi.

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