Morti alla Olivetti, inizia il processo: alla sbarra De Benedetti e Passera
Il “dramma sociale” di Ivrea arriva in un’aula di giustizia. Lunedì si apre il maxi processo per le morti da amianto alla Olivetti, la storica fabbrica di macchine per scrivere prima e di apparecchi informatici poi, che per oltre un secolo ha scandito la vita della città piemontese. Fra i 17 imputati ci sono nomi eccellenti: quello di Carlo De Benedetti, che fu amministratore delegato e presidente del Cda fra il 1978 e il 1996; del fratello Franco, senatore per tre legislature; di Corrado Passera, banchiere, ex ministro della Repubblica; dell’imprenditore Roberto Colaninno. Il tribunale eporediese si occuperà di dodici casi di morte fra gli ex lavoratori e di due casi di lesioni: tutto dovuto a malattie che, secondo l’accusa, furono provocate dall’esposizione al minerale killer. È stato un giudice, Cecilia Marino, a scrivere per primo – in uno dei tanti passaggi della vicenda giudiziaria – che per Ivrea questo è “un dramma sociale” con “caratteristiche peculiari”. Qualcosa di più della “tragedia personale per le vittime e le loro famiglie”.
Olivetti, una fabbrica a misura d’operaio?
La Olivetti nella seconda metà del ‘900 fu un grande esperimento di fabbrica “a misura d’uomo”, con capannoni e uffici “costruiti garantendo luminosità e caratteristiche atte a far vivere bene al dipendente il proprio tempo”. Edifici che lo stesso giudice ha definito “magnifici”. Ma questa utopia, adesso, si scontra con le accuse di omicidio e di lesioni colpose. Come se la Olivetti fosse stata un’azienda che, come tante altre, trascurò la sicurezza sul lavoro. Non è un caso Eternit perché, a differenza di quanto avvenuto con la multinazionale svizzera a Casale Monferrato, i pm non contestano il disastro ambientale o reati dolosi. Ad essere chiamati in causa sono le figure che fra il 1963 e il 1999 ebbero incarichi di responsabilità: non presero tutti i provvedimenti necessari, o li presero in ritardo; solo nel 1987, per esempio, i tecnici rilevarono la presenza di amianto in alcuni muri. Ma per l’entourage di De Benedetti questa impostazione è “basata su ipotesi che non si fondano né sulla realtà processuale né sulla realtà storica dell’azienda”. Negli anni Sessanta in casa Olivetti creò il Sols (servizio organizzazione sicurezza sul lavoro), arricchendolo nel 1974 con una Commissione permanente; nel 1986, inoltre, varò il Comitato aziendale ecologia. Erano organismi – dice la difesa – che facevano tutto il possibile, in base agli strumenti e alle conoscenze scientifiche disponibili, per proteggere i lavoratori. Il dibattimento si svolgerà nell’auditorium di un liceo perché gli uffici giudiziari di Ivrea non dispongono di aule abbastanza grandi. Il tribunale eporediese non è stato cancellato dall’ultima riforma (che ha spazzato via decine di tribunali nelle città che non sono capoluogo di provincia) ma, anzi, si è visto aumentare il territorio di propria competenza. Con problemi enormi: “In tutta Italia – ha detto il 26 novembre il procuratore Giuseppe Ferrando – nessuno è messo peggio di noi. Lo dicono le statistiche. La pianta organica del tribunale è al -46% nel rapporto fra abitanti e numero di magistrati in servizio. E la procura è al 139mo posto su 139″. Per sostenere l’accusa al processo Olivetti sono state chiamate due toghe da Torino, Laura Longo e Francesca Traverso (i pm del caso Thyssenkrupp). Nel frattempo, fra mille difficoltà, la procura eporediese completerà l’inchiesta Olivetti bis, relativa ad altri decessi.